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David Lafferty

Portafogli, non bisogna stravolgere la propria tolleranza al rischio

7 Aprile 2016 09:27
financialounge -  David Lafferty gestione del rischio Natixis Investment Managers rendimenti
“È fondamentale che gli investitori prestino attenzione a non farsi trascinare dalle politiche delle banche centrali verso allocazioni di portafoglio che siano al di là della propria tolleranza al rischio”. È questa la raccomandazione formulata da David Lafferty, Chief Market Strategist di Natixis Global Asset Management che ha analizzato gli effetti collaterali del micidiale mix «programma di quantitative easing (ovvero stampare moneta) e tassi di interesse negativi». Questi ultimi, in particolare, comportano implicazioni reali sul portafoglio degli investitori, aggravando la ricerca disperata di rendimenti sul mercato obbligazionario che è ormai in corso da qualche tempo. Prima della grande crisi del 2007-09, diverse obbligazioni sovrane di alta qualità offrivano rendimenti compresi tra il 4 e il 7% agli investitori a livello globale. In sostanza, le obbligazioni di alta qualità offrivano la giusta combinazione tra equilibrio di portafoglio (ossia bassa correlazione - potenziale di guadagno nel caso di caduta dei titoli azionari) e rendimenti decenti a una cifra.

Oggi tali opportunità sono praticamente svanite. Con la discesa dei tassi, la scelta tra sicurezza e rendimento non è mai stata così pronunciata. Prima della crisi, obiettivi di rendimento tra il 7% e l’8% per gli investitori (similmente alle aspettative di rendimento pensionistico di lungo termine) poteva essere soddisfatto tramite un mix modesto di azioni e obbligazioni di alta qualità. L'attuale contesto dei tassi costringe gli investitori ad abbassare significativamente le proprie aspettative di rendimento oppure ad aumentare notevolmente i propri investimenti azionari (e, per definizione, la propria esposizione alla volatilità).

“Un'altra opzione per gli investitori consiste nell'adottare un approccio più aggressivo nell'ambito dei propri investimenti obbligazionari. Agli attuali livelli di spread, continuiamo a ritenere che i settori corporate del mercato obbligazionario (ad esempio obbligazioni investment-grade, ad alto rendimento, convertibili, prestiti bancari) abbiano un buon valore. Tuttavia, gli investitori dovrebbero comprendere che anche questi strumenti aumentano il rischio di portafoglio, poiché tali settori presentano sia maggiore volatilità, sia maggiore correlazione con gli investimenti azionari” argomenta David Lafferty che, poi, passa a commentare l’andamento anomalo dei mercati nel primo trimestre di quest’anno.

“Nonostante i saliscendi del mercato, pochi asset driver fondamentali sono cambiati sensibilmente dalla fine dell'anno scorso. Il mondo resta impantanato in un contesto di bassa crescita / bassa inflazione mentre le banche centrali, nonostante il potenziale inasprimento della Fed, restano assurdamente accomodanti e i prezzi azionari su ampia base sono correttamente valutati, non essendo né significativamente alti né bassi” sostiene David Lafferty. Il sell-off (vendita di titoli sul mercato senza limitazione di prezzo e di quantità, ndr) di metà febbraio ha portato a valutazioni più interessanti, con il rapporto prezzo / utili (p/e) dell'MSCI World sceso da 17 a 15 mentre il successivo rally ha semplicemente riportato i prezzi vicino ai valori pre-sell-off.

“ll nostro outlook sulle azioni rimane generalmente invariato nonostante la volatilità. È probabile che nei prossimi mesi i rendimenti restino positivi seppur modesti, trascinati da una lieve crescita di utili e dividendi. Il rimbalzo delle obbligazioni ad alto rendimento è stato ugualmente significativo, ma i livelli di spread nell'ambito di tale asset class restano interessanti rispetto alle medie di lungo periodo, perfino alla luce di maggiori aspettative di default (fallimenti) e del loro effetto sul sub-settore energetico” conclude David Lafferty.
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