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Antonio Bottillo

Cosa insegna la recente correzione del settore bancario

17 Marzo 2016 09:40
financialounge -  Antonio Bottillo commodities crisi mercati emergenti Natixis Investment Managers settore bancario
“Il recente sell-off (vendita sul mercato senza limiti di prezzo e di quantità) avvenuto sui titoli bancari, conferma ancora una volta come, nel mondo degli investimenti, bisognerebbe evitare sempre le decisioni prese sull’onda emotiva o rincorrendo gli alti e bassi dei mercati” ha sottolineato Antonio Bottillo, Country Head ed Executive Managing Director per l’Italia di Natixis Global Asset Management, secondo il quale, soprattutto nell’attuale contesto, è sempre bene affidarsi ai professionisti della consulenza finanziaria che possono aiutare gli investitori a navigare attraverso le complessità dei mercati e ad evitare le trappole comportamentali.

Precisato doverosamente questo, ci si chiede comunque quanto dovremmo davvero preoccuparci del settore bancario. Secondo Julian Wellesley, Senior Equity Analyst di Loomis, Sayles & Company (gruppo Natixis Global Asset Management), non solo le preoccupazioni legate alla qualità degli attivi sembrano inferiori rispetto all'ultima crisi, ma il capitale delle banche è anche più solido: attualmente il patrimonio di Tier 1 delle banche europee (che si calcola rapportando il patrimonio di base dell’istituto di credito al totale delle attività ponderate per il rischio) è in media del 13%, superiore al 9% del 2012.

“Riteniamo che i livelli di capitale più elevati di tutte le banche europee riducano il rischio di contagio finanziario nel caso di una nuova recessione. Le banche statunitensi sono in forma migliore rispetto alle banche europee. L'economia degli Stati Uniti è più forte di quella europea e la regolamentazione bancaria del paese è più severa. Inoltre, gli Stati Uniti non hanno tassi di interesse negativi” spiega Julian Wellesley che vede le maggiori preoccupazioni nel segmento delle banche dei mercati emergenti. Come ricorda il manager, il rallentamento dell'economia cinese ha ridotto la domanda di commodity, condizionando altri paesi che dipendono dalle esportazioni di materie prime verso la Cina, tra cui il Brasile, il Sudafrica e l'Indonesia.

In ogni caso, per Julian Wellesley, se anche si possa prevedere un contesto molto difficile per le banche dei mercati emergenti, non si prospetta una crisi bancaria. “È possibile immaginare uno scenario ribassista che potrebbe giustificare persino ulteriori cali dei prezzi dei titoli bancari. I suddetti rischi sono tutti connessi tra loro, quindi potrebbero verificarsi contemporaneamente. Gli investitori, oggi, sono particolarmente prudenti, poiché avevano sottovalutato la portata dell'ultima crisi. Noi siamo moderatamente ottimisti: i dirigenti bancari e i regolatori sono diventati molto più prudenti a seguito della crisi globale del 2008-2009” conclude Julian Wellesley.
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