Carlo Benetti

È tempo di nervi saldi e gestione molto attiva

2 Marzo 2016 10:24
financialounge -  Carlo Benetti GAM gestione attiva iran Larry Hatheway
La domanda corretta da porsi è se gli eccessi possono essere contagiosi: in altre parole, la brutalità della correzione dei mercati può assestare un colpo alla crescita globale?

A questa domanda, la sintesi di Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR nell’Alpha e iI Beta del 29 febbraio è la seguente: “Se le condizioni dell’economia globale non peggioreranno, possiamo concludere che la correzione profonda che i mercati hanno registrato fino ad oggi non dovrebbe avere effetti negativi e durevoli sulla crescita globale”.

Nella correzione di questo inizio anno, ricorda sempre il manager, ci sono elementi razionali ed eccessi (L’Alpha e il Beta del 15.02.2016) che saranno verosimilmente riassorbiti ma, a differenza che nel passato, ci vorrà più tempo: sono ancora molte le asimmetrie globali che costituiscono altrettante fonti di incertezza. Insomma, è tempo di nervi saldi e gestione molto attiva.

In ogni caso, per Carlo Benetti, per cercare di delineare i possibili esiti di questo scenario si deve partire dalla correlazione che si è formata tra i movimenti dei prezzi azionari ed il prezzo del petrolio. Finché questo anomalo legame tiene, è impossibile qualsiasi ragionevole previsione sulla direzionalità dei movimenti dei listini, il prezzo del petrolio è diventato funzione della politica prima che dell’economia e delle curve di domanda ed offerta. Le dinamiche del prezzo del greggio affondano nei contrasti politici e religiosi nel Medio Oriente, ulteriormente scossi dall’ingresso di un nuovo pesante protagonista, l’Iran, che con l’accordo del 2015 sta recuperando terreno. Se proseguisse la correlazione del petrolio con le borse, la volatilità è destinata a restare alta. Da inizio anno le borse hanno perso qualcosa come cinquemila miliardi e gli analisti considerano il valore del 20%, più o meno quanto hanno perso le borse europee, come la soglia che divide una correzione ordinaria dall’inizio di un durevole movimento negativo.

“La questione è se il disastro dell’economia di carta può trasformarsi in una mazzata all’economia del bullone e della lamiera, già anemica di suo” fa presente Carlo Benetti Che indica i due principali meccanismi di trasmissione del contagio:

1. l’andamento delle borse si trasforma in una sorta di effetto ricchezza negativo, frena i consumi e le vendite al dettaglio (che negli Stati Uniti sono invece positivi grazie al maggior reddito disponibile per il minor costo dei carburanti);

2. l’attività creditizia si indebolisce. Per quanto riguarda l’effetto ricchezza, studi empirici dimostrano che le correzioni dei mercati non modificano le abitudini di consumo. La ricchezza finanziaria negli Stati Uniti è molto concentrata, circa il 90% è detenuto dal 10% delle famiglie, per la gran parte degli americani sono molto più importanti le variazioni dei prezzi delle case.

In Europa, Giappone e Cina, annota Larry Hatheway di GAM, l’esposizione diretta delle famiglie alle borse è modesta: ne deriva che sarebbe quantomeno sorprendente se la debole sensitività dei consumi ai cambiamenti nella ricchezza finanziaria registrata nelle famiglie americane fosse diversa altrove. Più rilevanti, invece, le incertezze politiche che potrebbero concorrere ad aumentare nei risparmiatori una maggiore propensione al risparmio rispetto alle spese dei consumi. Per quanto riguarda infine il capitolo relativo all’attività creditizia, sempre secondo Larry Hatheway: “non ci sono prove che correzioni anche profonde dei mercati azionari abbiano decisive e durevoli conseguenze sulla formazione del credito”. Secondo il manager, diminuzioni del listino del 10% o del 15% non sono insolite, dal 1970 se ne contano 17, ma credit crunch (restrizioni di erogazioni del credito) e conseguenti recessioni sono molto meno frequenti.
Share:
Trending