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Turbolenze e travagli dell'economia, ma questo non è il 2008

2 Settembre 2015 09:36
financialounge -  BlackRock cina High Yield mercati obbligazionari Russ Koesterich USA
I dati economici statunitensi migliori del previsto emersi la scorsa settimana e i numeri positivi sull’Europa sono stati particolarmente importanti, in quanto hanno suggerito che i mercati più sviluppati dovrebbero avere abbastanza slancio economico per sopportare il rallentamento in Cina e in altri mercati emergenti e, in parallelo, consentono di valutare in modo corretto e non emotivo le continue preoccupazioni per la Cina, per la crescita globale e per la deflazione.

È questa la prima conclusione a cui è giunto Russ Koesterich, Strategist BlackRock Global Chief Investment, nel suo commento settimanale ai mercati del 31 agosto. Secondo lo strategist, è importante notare che la recente resilienza dei dati economici USA dipinge un quadro confortante, confermando che l'economia è ancora in una forma relativamente decente. In altre parole, nonostante le turbolenze dei mercati finanziari e i travagli dell'economia, questo non è il 2008.

Russ Koesterich spiega in sintesi il perché di questa sua tesi: “Le Borse raggiunsero il picco nell'autunno del 2007 mentre i mercati hanno iniziato la vera inversione di tendenza solo nella primavera successiva. A quel punto, però, si potevano notare già diversi indicatori rossi lampeggianti, non solo sul versante del mercato finanziario ma anche su quello dell'economia in generale. Ad esempio, nel maggio del 2008, gli indicatori economici principali risultavano costantemente in calo da quasi due anni, i nuovi ordini all’industria erano in contrazione già da sei mesi e la disoccupazione segnalava un aumento costante da 18 mesi”.

Al contrario, fa notare lo strategist, l'economia americana sta ora tenendo relativamente bene, nonostante le sfide in Cina e in altri mercati emergenti. È vero che nessuno si permetterebbe di paragonare l'attuale economia con gli anni di gloria del tardo 1990. Ma gli indicatori principali mostrano una crescita del PIL di oltre il 4% anno su anno, i nuovi ordini sono ampiamente in territorio di espansione e la creazione di occupazione rimane robusta.

“Anche se non si può certo escludere un mercato orso nonostante un'economia decente, dal momento che la crescita è solida e che la Fed resta piuttosto timida sul fronte dei tassi, non crediamo che la correzione attuale segni la fine del mercato toro” sostiene Russ Koesterich per il quale la vendita indiscriminata sui mercati finanziari ha aperto altre sacche di valore, anche nell’ambito dei titoli americani mega-cap e nelle obbligazioni ad alto rendimento.

“Martedì 25 agosto, il Dow Industrial era sceso ad un valore che valeva poco sopra 13 volte gli utili stimati per i prossimi 12 mesi (forward). È vero che molte di queste aziende si trovano ad affrontare la pressione di un dollaro più forte e la crescita globale lenta, tuttavia le attuali quotazioni di Borsa sembrano già incorporare tali rischi. Inoltre, come abbiamo sottolineato in passato, le aziende di alta qualità mostrano un maggiore isolamento rispetto alla volatilità dei mercati azionari mentre il resto del mercato è più esposto alla dinamica (spesso emotiva) di mercato” rivela lo strategist che poi conclude argomentando la sua view positiva sui bond high yield americani: “Ai prezzi minimi all'inizio della scorsa settimana, le obbligazioni ad alto rendimento offrivano il più elevato extra rendimento degli ultimi tre anni rispetto ai titoli del Tesoro USA. Visto che ipotizziamo che l'economia statunitense dovrebbe continuare a registrare una crescita moderata mentre un eventuale aumento dei tassi di interesse da parte della FED sarà modesto, riteniamo che questa asset class offra una combinazione di rendimenti interessanti e una buona capacità di limitare la volatilità”.
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