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Quelle pericolose similitudini tra la Grecia e Lehman Brothers

10 Giugno 2015 09:35
financialounge -  grecia Grexit J.P. Morgan Asset Management Lehman Brothers Maria Paola Toschi riforme
Nelle ultime settimane diversi commentatori (tra i quali anche asset manager, advisor indipendenti, fund selector ed economisti) hanno cominciato a fare un qualche paragone tra la vicenda Lehman Brothers e quello che sta accadendo nelle trattative tra la Grecia e i suoi creditori.


In pratica, fanno notare questi addetti ai lavori, esattamente come nel 2008 anche in questo caso le autorità europee sanno perfettamente (come lo sapevano le autorità USA prima di «far fallire Lehman») che non converrebbe a nessuno un default di Atene e tantomeno una Grexit. Tuttavia, per una questione di principio seconda la quale «non si può permettere che sia Atene a stabilire cosa fare», stanno sottovalutando che questa fermezza potrebbe portare a un punto di non ritorno esattamente come avvenne con il fallimento della banca d’affari americana.
“Il rischio Grecia c’è e cresce mano a mano che il tempo passa e che le posizioni delle due parti, Governo greco e creditori, restano distanti. I rischi restano ancora legati alla rigidità delle parti, ma c’è un elemento positivo che è dato dalla sempre più evidente determinazione e pazienza mostrata dalla comunità europea nel voler risolvere il caso Grecia sventando un evento estremo di Grexit” fa sapere Maria Paola Toschi, Market Strategist J.P. Morgan Asset Management, secondo la quale sembrerebbe quindi prevalere la convinzione che Grexit avrebbe implicazioni imprevedibili e devastanti per l’Europa e soprattutto riconducibili a un forte rischio di instabilità economica e politica.


“La crisi vissuta in questi anni e lo stesso caso Lehman dovrebbe costituire un’importante lezione per i mercati e soprattutto per i policy makers. Scelte avventate non sono accettabili e hanno costi troppo elevati per la collettività. Per questo prima si arriva ad un accordo meglio sarà per tutte le parti. Per la Grecia che rischia di riprecipitare in una nuova prolungata recessione, per l’Europa che continua ad essere troppo focalizzata su questo unico problema da risolvere, mentre dovrebbe dedicarsi a come rilanciare il proprio progetto economico e politico. Per i mercati che sono ancora gravati da questa situazione di incertezza” puntualizza la strategist.


L’accordo dovrebbe ruotare intorno a un nocciolo duro costituito dalle riforme, una condizione imprescindibile, ma dovrebbe poi guardare oltre con un’ottica di più ampio respiro che sembra mancare.


“Dovrebbe quindi basarsi su fattori tecnici e sulla definizione di un sentiero di sviluppo fiscalmente ed economicamente sostenibile per il paese. Ma dovrebbe essere anche un accordo politico. L’Europa dovrebbe a questo punto pensare a come risolvere stabilmente la questione Grecia, magari accettando qualche altro sacrificio nella speranza di creare condizioni di stabilità sostenibili nel lungo termine. Prolungare la crisi non è a vantaggio di nessuno. Un costo diretto pagato oggi per chiudere la questione greca potrebbe essere molto inferiore al costo indiretto pagato dalla collettività nel caso di un nuovo caso Lehman-Grexit” avverte Maria Paola Toschi.


D’altra parte, che sia una questione anche politica lo dimostrano le molte esigenze politiche da soddisfare. Il Governo greco deve soddisfare i propri elettori a cui ha fatto promesse in molti casi irrealistiche, l’Europa deve soddisfare i propri contribuenti che continuano a pagare le inefficienze della Grecia. La Germania tra tutti i paese, deve accontentare i propri cittadini che sono insoddisfatti di dover ancora sostenere l’onere della ristrutturazione del debito greco.

Un esercizio di equilibrismo politico che mette l’Europa e i suoi leader a dura prova. È pronta l’Europa a fare il salto di qualità e a diventare una entità politica forte e di riferimento? I mercati lo sperano.

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