Asia

Debito dell’Asia, ecco gli impatti del rialzo dei tassi USA

26 Maggio 2015 09:50
financialounge -  Asia Federal Reserve Paul McNamara
Le ripercussioni sul mercato obbligazionario asiatico dovrebbero rivelarsi probabilmente di più lieve entità rispetto a quelle sui bond delle altre aree geografiche. Ne sono convinti alcuni asset manager internazionali che ipotizzano un aumento dei tassi da parte della Fed piuttosto contenuto e graduale, dal momento che la ripresa economica negli Stati Uniti è ancora fragile mentre i grandi mercati emergenti, in particolare Cina e Brasile, mostrano rallentamenti della crescita.
Inoltre, sempre secondo le considerazioni di questi esperti, in Asia i costi di finanziamento sono maggiormente condizionati dalla politica delle banche centrali locali, piuttosto che dai tassi di interesse USA: le banche centrali asiatiche hanno iniziato a tagliare i tassi, e si prevedono nuovi ulteriori tagli nel corso dell’anno. Peraltro, le imprese asiatiche sembrerebbero ben posizionate per affrontare l’apprezzamento del biglietto verde mentre la quota del debito denominato in dollari è abbastanza ridotta rispetto ad altre aree geografiche, mentre i finanziamenti in valuta estera compensano ampiamente le passività.
“Il primo pensiero per gli investitori nei mercati emergenti è rivolto ai prossimi movimenti del dollaro statunitense, una previsione assai difficile da fare con così tanta incertezza sulla stretta di politica monetaria da parte della Fed. Il recente andamento del debito dei Paesi Emergenti non è stato guidato dai fondamentali, ma dalla forza reale del biglietto verde. Da inizio 2014 le valute locali degli Emergenti in realtà hanno avuto performance migliori rispetto alle monete dei Paesi Occidentali diverse dal dollaro americano. Un rafforzamento della divisa USA potrebbe dare il via a performance migliori per gli asset denominati in moneta locale” commenta Paul McNamara, gestore del JB Local Emerging Bond Fund, il comparto che ha tagliato il traguardo dei 15 anni di attività e che può vantare più di 5 miliardi di dollari in gestione. Il manager passa quindi a parlare del mercato obbligazionario dei paesi in via di sviluppo più in generale.
“La crescita globale e la disinflazione sono quello che conta per i Mercati Emergenti nel 2015. Ci aspettiamo che la crescita continui a rafforzarsi, guidata dalle economie sviluppate, e che l’inflazione globale scenda, nella scia del calo dei prezzi delle commodity. Entrambe le tendenze dovrebbero spingere la crescita delle valute locali dei Mercati Emergenti. I principali beneficiari saranno i Paesi Emergenti esportatori di beni manifatturieri e servizi, che hanno nei mercati sviluppati i partner commerciali privilegiati. Le opportunità più interessanti si trovano nei Paesi con un’inflazione media o alta, che sono meno a rischio di pressioni deflazionistiche” puntualizza Paul McNamara che poi entra nello specifico di Turchia e India: “Le scelte in materia di politica interna fatte da ciascun Paese vanno comunque prese in considerazione. La Turchia, in qualità di importatore di commodity e di esportatore verso l’Europa, dovrebbe essere avvantaggiata dallo scenario globale. Tuttavia, con la sua Banca Centrale sottoposta alla crescente pressione di dover mantenere i tassi di interesse bassi e con un deficit della bilancia dei pagamenti che si sta sempre più ampliando, il suo outlook è invece totalmente legato alla politica. Al contrario, l’India ha sistemato con successo il deficit delle partite correnti e non c’è adesso nulla che ostacoli una discreta ripresa della crescita”.
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