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Perché fare spazio all’azionario paesi emergenti

7 Maggio 2015 10:30
financialounge -  BlackRock mercati azionari mercati valutari Russ Koesterich titoli di stato
Se c’è una lezione da trarre dall’andamento degli indici di Borsa della scorsa settimana è che occorre trovare un po’ di spazio in portafoglio alle azioni dei paesi emergenti. È questa, in buona sostanza, la conclusione a cui giunge Russ Koesterich, Strategist BlackRock Global Chief Investment nel commento settimanale ai mercati del 4 maggio.
Una riflessione che parte dalla constatazione del fatto che, la scorsa settimana, la combinazione di tassi di interesse più elevati e di utili societari in chiaroscuro hanno mantenuto l’azionario sotto pressione, con una significativa eccezione: proprio i mercati emergenti che hanno dimostrato una solida forza relativa.

“Riteniamo che le azioni dei mercati emergenti dovrebbero avere una certa quota nei portafogli maggior parte degli investitori” è infatti la sottolineatura di Russ Koesterich che, come di consueto, ha interpretato le notizie economiche emerse la scorsa settimana: “Ci sono state buone indicazioni come, per esempio, il rafforzamento dei salari dei lavoratori americani e l'indice di occupazione in aumento del 2,6% anno su anno, il più forte incremento dal 2008. Tuttavia, la maggior parte dei dati di crescita hanno continuato a deludere: a cominciare dal pil del primo trimestre che ha registrato solo un +0,2%, quando invece gli economisti stimavano un guadagno dell'1%”.
In genere, fa notare Russ Koesterich, i dati economici misti tenderebbero a innescare un rally obbligazionario con gli investitori proiettati sulla cosiddetta «fly to quality» (fuga verso la qualità). In realtà, è accaduto esattamente il contrario con i rendimenti dei titoli di stato guida in rialzo (e i prezzi, che si muovono in direzione opposta in ribasso).
L'andamento è stato più evidente in Europa, dove i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi è salito ad oltre lo 0,35%, cinque volte al di sopra del livello minimo toccato appena due settimane fa. Anche i rendimenti obbligazionari USA sono saliti, ma l’aumento in questo caso è stato guidato da aspettative di inflazione più elevate. In particolare, i prezzi al consumo stimati a 10 anni sono aumentati di circa lo 0,40%. Inoltre, il rally del dollaro è, almeno temporaneamente, in fase di stallo: mentre il biglietto verde resta in crescita del 5% da inizio anno, dal massimo di marzo risulta in calo del 5%.

In ogni caso, nonostante miglioramento del sentiment sulla Grecia e una partenza incoraggiante per quanto riguarda la stagione degli utili europei, le azioni del Vecchio Continente hanno perso la scorsa settimana oltre il 2%, mentre il Giappone ha lasciato sul parterre oltre tre punti percentuali: l’arretramento di Wall Street è stato invece più modesto.
“Le perdite della scorsa settimana sono stati particolarmente gravi per le azioni sensibili ai tassi come le utilities, che hanno perso oltre l’1,5%. Al contrario, un segmento che dimostra una certa resilienza sono stati i mercati emergenti. Oltre al rally delle azioni cinesi, c'è stata una certa inversione nei mercati che hanno sofferto nel 2014, in particolare Russia e Brasile. Questa migliore performance relativa e le valutazioni ancora ragionevoli (l’emerging markets equity tratta attualmente con uno sconto del 30% rispetto ai mercati sviluppati, in base al rapporto prezzo / patrimonio netto) hanno portato a qualche cambiamento nel comportamento degli investitori. È vero che l’azionario dei paesi emergenti potrebbe soffrire una maggiore volatilità nel prossimo autunno in concomitanza di un rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve, ma continuiamo a credere che la maggior parte degli investitori dovrebbe includere una quota di azioni dei mercati emergenti nei loro portafogli” conclude Russ Koesterich.
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