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La gestione attiva per superare le sfide del mercato

19 Dicembre 2014 10:30
financialounge -  gestione attiva Laura Tardino mercati azionari stock picking strategia di investimento strategia uncostrained
Nel periodo 2009-2013 gli investitori hanno potuto beneficiare di rendimenti particolarmente elevati (intorno al 15% medio all’anno), grazie alla politica monetaria ultra espansiva della Federal Reserve. Un contesto che, tuttavia, non può continuare in eterno. Alcuni tra i più attenti osservatori hanno cominciato ad ipotizzare che nei prossimi anni si configurerà un contesto di «repressione finanziaria» che manterrà i tassi di interesse del mercato obbligazionario ben al di sotto delle medie storiche.

Il mercato azionario, dal canto suo, pur rimanendo in grado di offrire rendimenti più elevati rispetto al reddito fisso, sarà meno generoso che in passato: si ipotizza un rendimento del 6%-7% medio all’anno contro il 9% medio annuo degli ultimi 20 anni. Inoltre gli investitori devono essere consapevoli che, nel breve periodo, la volatilità tenderà ad aumentare esponendo il capitale impiegato a variazioni di valore molto più ampie rispetto a quelle sperimentate negli ultimi 12 mesi.

“Si preannuncia un 2015 ricco di sfide, e quest’ultima parte del 2014 ha mostrato con un’impennata significativa della volatilità dopo mesi di relativa calma: non sarà facile per gli investitori scegliere su «cosa» puntare ma soprattutto sul «come» giacchè tutto si muove così velocemente e si fa in fretta ad azzerare eventuali guadagni” commenta Laura Tardino, Strategist di BNP Paribas Investment Partners.

È in questo contesto che la gestione azionaria attiva potrà offrire valore aggiunto permettendo quindi di incrementare, anno dopo anno, l’extra rendimento. “Guardando ai prodotti del risparmio gestito, che garantiscono un approccio professionale agli investimenti evitando il «fai da te», la gestione attiva potrebbe essere la carta vincente per l’anno a venire: permette infatti al gestore maggior discrezionalità nel posizionamento rispetto ad un ipotetico parametro di riferimento dandogli quindi maggior flessibilità per meglio cogliere le opportunità di mercato, nonché di diversificare il rischio di portafoglio ed esprimere le sue convinzioni” spiega Laura Tardino che poi aggiunge: “D’altra parte, se le opportunità sono a mio giudizio molteplici in numerose classi di attivo, dai tassi di interesse alle valute, dal credito globale alle azioni fino alle obbligazioni emergenti, alla luce dell’attuale scenario macroeconomico, fatto di crescite e politiche monetarie divergenti e di un prezzo del greggio in calo del 50% circa, è necessaria la massima selettività all’interno delle stesse”.

I recenti accadimenti hanno scardinato schemi e paradigmi a cui gli investitori abituati. Si pensi ai cosiddetti BRIC e a tutti gli indici costruiti su di essi da un lato e alla notevole divergenza economica e di performance finanziaria tra Cina, India e Brasile, Russia. O ancora all’enorme peso all’interno degli indici obbligazionari della componente governativi di alcuni paesi (tra questi anche il Giappone) i cui rendimenti sono particolarmente compressi pur in presenza di indebitamento e quindi rischi relativamente molto elevati.

La gestione attiva permette quindi di andare anche aldilà della logica degli indici che sia nell’azionario che nell’obbligazionario sarà vincente nel corso del 2015. Tradotto in pratica significa che anche i gestori attivi dovranno adeguare il proprio approccio al nuovo contesto di mercato per riuscire a cogliere le opportunità che si presenteranno sui listini senza assumere rischi eccessivi.

Secondo alcuni esperti, potrebbero essere quattro le strategie di gestione più gettonate dai money manager azionari attivi.

La prima è quella dello stock picking concentrato, focalizzata su un numero selezionato e limitato di titoli: la capacità di individuare le società vincenti rispetto a quelle perdenti nei prossimi anni dovrebbe permettere di conseguire rendimenti superiori alla media di mercato.
La seconda è quella del cosiddetto stock picking diversificato che, al contrario della prima strategia, privilegia la pluralità delle società da inserire in portafoglio con l’obiettivo di puntare ad un rendimento stabile.
La terza strategia è la «uncostrained» che, all’interno di un’asset class, permette al gestore mano libera nel muoversi sia per quanto riguarda le dimensioni (big cap, large cap, small e mid cap), che i settori e le aree geografiche.
Infine, ci sono le strategie alternative, quelle cioè che puntano a diversificare gli impieghi negli strumenti non tradizionali: dalle infrastrutture all’immobiliare, dagli arbitraggi durante le operazioni di M&A alla selezione delle società high dividend, fino alle posizioni long (rialziste) e short (ribassiste) per realizzare investimenti capaci di trarre profitto da tutti gli scenari di mercato.
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