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Pericolo deflazione e volatilità, ecco cosa fare

12 Novembre 2014 15:10
financialounge -  come investire deflazione Pictet volatilità
I dati dell’inflazione della zona euro e il balzo della volatilità dei mercati in ottobre hanno acceso alcune spie rosse sul cruscotto dei risparmiatori italiani. Nonostante il dato di ottobre dei prezzi al consumo abbia mostrato una certa stabilità, il processo di disinflazione è in corso e gli effetti di un petrolio debole devono ancora fare sentire i loro effetti sul paniere del costo della vita nel Vecchio Continente.

Allo stesso tempo, dopo 9 mesi di sostanziale calma delle quotazioni, senza cioè eccessivi scossoni di Borsa, a ottobre è balzata la volatilità fino a sfiorare i picchi registrati nel culmine della crisi del debito sovrano della zona euro del 2011. Quindi il 2015 si annuncia come un anno di deflazione in tutta Europa in un conteso di volatilità che tenderà inevitabilmente ad aumentare.

Cosa deve fare un investitore per proteggere i propri investimenti dall'inflazione a zero o, addirittura, sotto zero? Meglio guardare ai bond o alle azioni? E di quale tipologia di titoli? Dove eventualmente investire al di fuori dell'Europa?

“In linea teorica in uno scenario deflazionistico sarebbero da preferire le obbligazioni (emesse da Stati o società di elevata affidabilità, e nominali piuttosto che indicizzate all'inflazione) alle azioni: infatti quando i prezzi scendono, le aziende faticano a difendere i propri margini di profitto: il loro pricing power si indebolisce mentre il monte salari è meno ciclico. Al contrario, con il costo della vita in calo, i rendimenti del reddito fisso diventano più appetibili dal punto di vista reale” commenta Andrea Delitala, Head of Investment Advisory di Pictet Asset Management che, però, subito dopo tiene a precisare:

“Questi principi generali vanno tuttavia corretti con due tipi di considerazioni:
a) la reazione delle politiche economiche ed in particolare quelle monetarie, tra cui l'espansione quantitativa della massa monetaria (QE ampiamente adottato dalle banche del G4) che possono correggere almeno in parte l'impatto della deflazione sostenendo (in prima battuta) le valutazioni di entrambe obbligazioni (direttamente) ed azioni (indirettamente);
b) il fatto che per decidere come investire bisogna sempre interpretare quanto dello scenario immaginato sia già incorporato nelle valutazioni di mercato. Se la deflazione è già nei prezzi attuali (più che una possibilità con lo 0,8% di rendimento del Bund decennale) allora non è più necessariamente vero che si debba comprare obbligazioni ecc. Allo stesso modo l'Europa sottoperforma gli USA di quasi 10% da giugno a causa proprio della divergenza di prospettive. <br>Ricordiamo tuttavia, che una sana costruzione del portafoglio contempera analisi degli scenari con le valutazioni perseguendo un'ampia diversificazione degli attivi: ad oggi noi siamo sottopesati in Europa e sovrappesati in Giappone”.

Andrea Delitala parla poi delle strategie che un piccolo investitore dovrebbe adottare per contenere la volatilità che, nei prossimi mesi, è destinata ad acuirsi: “Date le considerazioni precedenti e il probabile aumento della volatilità (come ad ottobre) rispetto al regime di oscillazione più morbido del 2014, nei prossimi mesi sarà opportuno avere una sempre maggiore capacità di lettura dell'evoluzione economica e di policy in chiave tattica. Ad esempio sono forti le attese per il QE della BCE ed il mercato sarà sensibile ai segnali di apertura o meno a questa ipotesi: ogni aumento della probabilità di intervento si tradurrà in migliore performance delle azioni europee (rispetto al resto del mondo e alle obbligazioni), e delle obbligazioni indicizzate rispetto a quelle nominali (e viceversa). Gli investitori che non avessero le competenze e il tempo da dedicare a questo difficile esercizio di portafoglio, è bene che restino posizionati su attivi di natura «intermedia» tipo le azioni di qualità e ad elevata distribuzione di dividendi. Una ulteriore possibilità è investire in fondi flessibili cui delegare l'allocazione tattica” conclude Andrea Delitala.
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