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Calo del petrolio, i differenti impatti sui paesi emergenti

6 Novembre 2014 09:40
financialounge -  india petrolio venezuela
Circa un quarto del suo valore da inizio anno.
È questa, più o meno, la drastica contrazione delle quotazioni del petrolio Brent dai 110 dollari di inizio anno agli 86 dollari di venerdi scorso. Tuttavia, sebbene la riduzione sia di ampiezza importante, il suo impatto non è lo stesso sulle economie delle diverse aree geografiche e, tantomeno, sui trend dei singoli paesi emergenti.

Se, per esempio, è favorevole all’Europa e al Giappone che importano volumi ancora significativi di energia dall’estero, lo è meno per gli Stati Uniti, dove il calo del prezzo del greggio sta rimettendo in discussione le potenzialità del trend delle estrazioni di petrolio dalle rocce (shale oil) diventate, a questi prezzi, molto meno convenienti. Ma sono gli impatti sui singoli paesi in via di sviluppo quelli che assumono in alcuni casi le dinamiche più imprevedibili.

Tra queste spiccano i casi di Venezuela e India. Il paese sudamericano nonostante continui a produrre 2,5 milioni di barili di greggio (pesante) al giorno è costretto a importare petrolio (leggero, per diluire il proprio da immettere sul mercato) in quanto ha già venduto negli scorsi mesi ingenti contratti di fornitura che devono essere rispettati: un problema non da poco per un paese la cui inflazione viaggia al 65%, i beni alimentari scarseggiano, il debito estero è in ascesa e il rischio default (fallimento) alle porte.

L’India, al contrario, beneficia in modo importante del crollo delle quotazioni del greggio in quanto il gigante asiatico importa circa l’80% del petrolio che consuma. Il Governo di New Delhi, in particolare, ha approfittato di questa congiuntura favorevole per liberalizzare i listini del gasolio: una mossa che dovrebbe da un lato ridurre il deficit pubblico e, dall’altro, migliorare i margini dei grandi gruppi petroliferi. L’intero comparto dell’energia dell’India dovrebbe diventare più redditizio e incentivare gli investimenti, sia esteri che interni, per finanziare anche le infrastrutture ormai indispensabili per lo sviluppo a medio lungo termine del settore.

Per quanto riguarda gli impatti del calo del greggio sugli altri emerging markets, si può ricordare come Indonesia, Sudafrica e, soprattutto Russia (anche in combinazione con le sanzioni che UE e Usa hanno comminato a Mosca), accusano il contraccolpo maggiore in quanto grandi produttori ed esportatori netti. Il Brasile, invece, dovrà rivedere i suoi piani di sviluppo che erano basati sui nuovi giacimenti i cui costi estrattivi sono diventati quasi insostenibili con le attuali quotazioni del petrolio.
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