fusioni e acquisizioni

Small cap italiane, M&A da podio nel 2014

14 Ottobre 2014 14:15
financialounge -  fusioni e acquisizioni imprese italia quotazione in Borsa
Le operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni) aventi come target le piccole e medie imprese italiane si sono piazzate al terzo posto per volumi in Europa e al quinto a livello mondiale. A rivelarlo sono i dati del report “Small cap M&A Review – Financial Advisors - First Nine Months 2014” redatto da Thomson Reuters che ha elaborato tutte le operazioni di M&A relative alle PMI di tutto il mondo con deal fino a 50 milioni di dollari da gennaio a settembre di quest’anno.

Quelle che hanno avuto come focus dell’operazione aziende italiane hanno sviluppato un volume complessivo pari a 1,29 miliardi di dollari, collocandosi al terzo posto nel Vecchio Continente alle spalle del Regno Unito (6,2 miliardi) e Francia (2 miliardi). Il tasso di crescita rispetto allo stesso periodo del 2013, è stato per l’Italia pari al 31,1%, una percentuale anche in questo caso in terza posizione a livello europeo (dietro al +82,9% dell’Irlanda e al +38% dell’Olanda) e al quinto a livello mondiale (preceduta dal +40,5% di Hong Kong e dal +32,8% di Taiwan).

A livello mondiale tutte le offerte di M&A sulle Small cap con valore sottostante fino a 50 milioni di dollari hanno sviluppato volumi totali a fine settembre superiori ad oltre 94 miliardi, con un aumento del 9,6% rispetto ai primi nove mesi del 2013. Il settore industria ha catturato il 14,3% del totale delle offerte, seguito dall’alta tecnologia e immobiliare, con , rispettivamente, il 12,9% e il 11,4% di quota di mercato.

I risultati di questa indagine ripropongono due riflessioni sulle imprese italiane e sulla nostra economia.
Il primo riguarda la sottocapitalizzazione strutturale delle aziende del nostro paese. Si tratta di un fenomeno più volte evidenziato dagli esperti economici e da specifici studi universitari e che ribadisce la necessità di irrobustire il capitale delle società o tramite un percorso di finanziamento mirato alla crescita (per esempio tramite l’ affiancamento di fondi di private equity o specialisti di venture capital) oppure ricorrendo alla quotazione in Borsa. Solo così le piccole imprese italiane, che generano la parte maggioritaria del PIL del nostro paese, saranno pienamente valorizzate e smetteranno di essere facili prede di investitori esteri.

Il secondo punto critico, in parte collegato al primo, attiene invece al momento che sta vivendo l’economia italiana caratterizzata da un livello di investimenti ridotti al lumicino. Senza i quali però, non c’è futuro imprenditoriale né per la singola impresa e nemmeno per l’intero tessuto manifatturiero della penisola: ben vengano quindi le operazioni di M&A focalizzate sulle nostre imprese a patto però che non siano di natura prevalentemente finanziaria e speculativa, ovvero mirate ad acquisire a un prezzo conveniente una realtà da rivendere, successivamente, a prezzo maggiorato o in modo frazionato.
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