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International Editor’s Picks - 13 ottobre 2014

13 Ottobre 2014 10:00
financialounge -  francia sanzioni Russia settore bancario
Le ambizioni geopolitiche di Putin le pagano i pensionati o pensionandi russi. Almeno così si legge su Business Week che informa che gli oltre $80 miliardi accantonati per pagare le pensioni future negli anni d’oro di petrolio e commodities sono finiti nel mirino del Cremlino per finanziare il salvataggio delle corporation russe colpite dalle sanzioni. Il ministro delle Finanze Anton Siluanov ha dichiarato che il gigante petrolifero Rosneft e quello del gas Novatek, entrambi molto vicini al presidente Vladimir Putin, potrebbero attingere fino a $4 miliardi dai fondi accantonati per pagare le pensioni, che attualmente ammontano a $83 miliardi. E intanto il Vice Premier Arkady Dvorkovich ha detto che Mosca è pronto a utilizzare i fondi per dare una mano ai gruppi energetici, sia pubblici che privati, in difficoltà sempre per le sanzioni.

L’attuale malato d’Europa, vale a dire la Francia, magari tra un po’ il posto poco invidiabile tocca alla Germania, non metterà mano ai tagli dei conti pubblici in come chiede la UE, sia che le cose vadano bene sia che vadano male. È la conclusione cui giunge un’analisi del New York Times di venerdì 10 ottobre. Il ragionamento è semplicissimo: ad aprile 2015 la commissione di Bruxelles dovrà dire se la Francia deve fare ulteriori tagli di bilancio. Per quella data, se l’economia francese fosse migliorata, l’aggiustamento ci sarà stato automaticamente e non ci sarà bisogno di tagli. Se invece fosse peggiorata, il deterioramento delle condizioni di imprese e famiglie renderebbe i tagli politicamente impossibili.

Derivati, il giorno del giudizio è rinviato. Lo scrive l’Economist citando un accordo raggiunto tra le principali 18 banche globali il cui senso è riassunto così dal giornale britannico: "ci impegniamo a non prenderti a calci quando sei a terra”. In termini più tecnici, le banche si impegnano a non chiudere da un minuto all’altro i contratti derivati quando una delle banche si trovasse in difficoltà. Per quanto sembri ancora di portata limitata, l’accordo è visto dai regolatori come una vera e propria muraglia cinese in grado di prevenire la diffusione di crisi finanziarie drammatiche come nel caso Lehman, quando in pochi secondi scattò la fuga dai contratti con un effetto a valanga disastroso.
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