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BCE

L’impatto di un rialzo dei tassi sui titoli di stato euro

9 Ottobre 2014 16:20
financialounge -  BCE come investire diversificazione Eurozona grecia Mario Draghi tassi di interesse
Anche dopo la correzione della scorsa settimana, i titoli del debito pubblico greco hanno registrato i rendimenti più elevati tra i principali bond sovrani dall’inizio dell’anno con un +27%. Grazie al lavoro svolto dal primo ministro Antonis Samaras, salito al potere nel giugno 2012, e al suo impegno a mantenere il paese nella zona euro, nello scorso mese di aprile, cioè esattamente dopo quattro anni, il Governo di Atene è anche tornato ad emettere titoli di stato sul mercato. Un processo lungo che ha premiato la Grecia: il rendimento dei suoi governativi a 10 anni, che nel marzo 2012 si era impennato fino al 44,2 per cento, è sceso quasi senza soluzione di continuità fino ad un minimo del 5,469 per cento nel corso del mese di settembre (risalito in questi giorni sopra il 6%) e cioè meno del rendimento offerto dall’Islanda o dal Messico.

Un andamento che ha premiato anche gli investitori che hanno creduto nel recupero di Atene ma che, tuttavia, conferma anche una fonte di preoccupazione per tutti gli investitori in obbligazioni della zona euro: il pericolo di un rialzo dei tassi. Sappiamo che il presidente della BCE, Mario Draghi, ha confermato che i tassi di interesse rimarranno ai minimi termini per un "prolungato periodo di tempo".
Ma si tratta dei tassi relativi ai titoli a breve termine mentre quelli a medio (3-5 anni) e , soprattutto, a lungo (dai 10 anni in su) sono influenzati dalle dinamiche di mercato.

Tradotto in pratica, significa che potrebbero restare su questi livelli o diminuire ancora un po’ ma potrebbero anche risalire. Tenendo conto, nel caso dei BTP decennali italiani, che gli attuali tassi (intorno al 2,40%) stazionano su livelli decisamente inferiori alla media degli ultimi 15 anni (4,1%), è intuibile che lo spazio per un rialzo è molto maggiore di quello a disposizione per un ribasso.
Ecco perché i risparmiatori devono essere consapevoli di cosa potrebbe succedere se i tassi dovessero aumentare.

Quanto accaduto tra il 23 maggio e il 26 giugno 2013 aiuta a comprenderlo. Durante quei 34 giorni, il tasso di interesse del BTP decennale aumentò dello 0,68% mentre il prezzo (che si muove in direzione opposta al rendimento) arretrò del 5,20%: nello stesso arco di tempo, il BTP triennale, invece, lasciò sul parterre il 2,53% a fronte di un rialzo del tasso di interesse dello 0,84%. Ne deriva che i risparmiatori devono ricorrere alla più ampia diversificazione obbligazionaria che contempli non soltanto l’esposizione alle diverse asset class (corporate bond investment grade, high yield, inflation linked bond ) ma anche alla differenti aree valutarie soprattutto in uno scenario nel quale si prospetta il possibile deprezzamento dell’euro verso il dollaro americano e le principali valute estere.
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