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Abenomics

L’obbligazionario in dollari USA esprime valore

29 Settembre 2014 09:00
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La possibilità che le valutazioni di attività rischiose, quali le obbligazioni societarie e le azioni, rimangano sugli elevati livelli attuali dipenderà in primo luogo dalle banche centrali.

In ogni caso gli investitori in obbligazioni dovranno incrementare la propria flessibilità, poiché i mercati manterranno l’asticella dei rendimenti su livelli bassi: in questo contesto il team di gestione di ETHENEA suggerisce di puntare sulle obbligazioni in dollari USA che offrono una buona combinazione in termini di extra rendimento rispetto ai bund tedeschi e di potenziale rivalutazione del biglietto verde.
Questo consiglio operativo deriva dall’istantanea che si può scattare attualmente.

Di mese in mese l’asticella dei rendimenti del mercato a reddito fisso viene posta sempre più in basso, e attualmente quella del Bund decennale segna lo 0,88 %. Va peggio solo agli investitori in JGB giapponesi (Japanese Government Bonds) e in titoli di Stato svizzeri, che percepiscono rendimenti dello 0,5 %. I rischi geopolitici, purtroppo, non hanno affatto sortito gli effetti sperati: tutti i focolai di conflitto esplosi quest’anno (dalla crisi russo – ucraina all’Iraq) si sono acutizzati.

Di conseguenza si dovrebbe assistere a un incremento della domanda di investimenti considerati sicuri, come le obbligazioni, e a una diminuzione in pari misura della domanda di prodotti rischiosi. In realtà la maggior parte dei mercati azionari ha chiuso il mese di agosto in positivo e i mercati del credito si sono ripresi dalla fase di debolezza. L’andamento dei rendimenti nei mercati obbligazionari è stato determinato da altri fattori quali la debole dinamica di crescita delle economie europee. Al contempo il tasso di inflazione ha toccato un nuovo minimo storico attestandosi allo 0,4 %, a gran distanza dall’obiettivo del 2 %.

Osservando la scomposizione del tasso di variazione dei prezzi a livello settoriale, appare evidente che tra le diverse componenti, soltanto alcune sono sensibili ai tassi di interesse. Ciò significa che il livello dei tassi fissato dalla BCE influisce solo in misura limitata su tali componenti dei prezzi. In altre parole: se, o meglio: quando la BCE adotterà misure in grado di influire sensibilmente sull’andamento economico e sulla variazione dei prezzi, queste dovranno davvero essere, come si suol dire, delle misure bazooka.

“È questo il punto dolente della questione: i mercati dei capitali si affidano (di nuovo) all’onnipotenza delle banche centrali. Con l’anticipazione dei mercati queste aspettative si trasformano in profezie auto-avveranti per il solo fatto di essere state espresse, motivo per il quale i mercati nel complesso, con o senza rischio, tendono al rialzo. Il pericolo di una sopravvalutazione o di un surriscaldamento del mercato dovuti a speculazioni sulle misure della banca centrale, e di una conseguente correzione in caso di delusione delle aspettative, è elevato. Pertanto abbiamo deciso di effettuare con anticipo delle prese di beneficio, riducendo significativamente la duration dei nostri fondi" puntualizza il team di gestione di ETHENEA. Tornando all’inflazione, il tasso dei prezzi al consumo core (quelli al netto delle componenti energetiche) della zona euro continua ad attestarsi al di sotto dell’1 %, mentre la cosiddetta inflazione headline (quella complessiva) si avvicina pericolosamente alla soglia dello 0 %.

Tuttavia, in paesi quali la Spagna, l’Italia, il Portogallo, la Grecia e l’Irlanda un calo dei prezzi è da considerarsi assolutamente positivo, poiché compensa almeno in parte gli squilibri verificatisi con l’introduzione dell’euro. In tutti i casi, più che di deflazione le preoccupazioni riguardano piuttosto l’incremento troppo debole dei prezzi. In questo senso l’Abenomics, ossia il programma di allentamento quantitativo (QE, quantitative easing) di proporzioni massicce attuato dal premier giapponese, è un interessante banco di prova: le banche centrali di tutto il mondo seguiranno passo dopo passo l’andamento dei prezzi in Giappone, traendone insegnamento per la propria politica monetaria.

D’altra parte, il mercato obbligazionario giapponese rappresenta ormai da tempo un parametro di riferimento per questo settore a livello globale. Già quattro anni fa ETHENEA aveva accennato alla possibilità di una giapponizzazione del mercato europeo, caratterizzata da tassi di inflazione da bassi a negativi in alcuni casi, con le relative conseguenze per il livello dei rendimenti nel complesso. Anche non avendo competenze in materia di previsioni, si può affermare senza problemi che il livello di rendimento raggiunto dalle obbligazioni tedesche non sarà necessariamente di breve durata, bensì potrebbe perdurare per molti anni.

L’andamento stentato della crescita economica europea, con tassi di inflazione decisamente bassi, potrebbe ulteriormente favorire tale situazione. E la BCE non dovrebbe replicare le scelte in ambito monetario adottate dalla Bank of Japan negli anni 90. Su questo aspetto sembra speculare anche il mercato dei capitali, con le conseguenze manifestatesi a livello di valutazioni delle attività rischiose.
“Ritenevamo interessanti gli investimenti in dollari USA già con un extra rendimento dell’1% rispetto ai bund tedeschi: con il +1,5% attuale, i bond USD ci appaiono ancora più appetibili, tanto più che nel mese di agosto l’andamento del tasso di cambio è stato favorevole al dollaro statunitense” conclude il team di gestione di ETHENEA.
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