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bolla speculativa

International Editor’s Picks - 22 settembre 2014

22 Settembre 2014 09:57
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In un’economia europea ferma con l’Italia in recessione ci sono anche eccezioni, come quella vistosa dell’Irlanda che nel secondo trimestre del 2014 ha segnato un aumento del PIL del 7,7% dopo un primo trimestre che ha viaggiato sul 4%.
La formula del successo? Disciplina fiscale e pulizia nei bilanci delle banche, secondo un’analisi del WSJ di venerdì 19 settembre. Simon Nixon scrive che Dublino è riuscita ad abbattere il deficit al 3,8% del PIL dal 13,7% del 2009 senza far soffrire l’economia. Anzi, la disoccupazione è all’11,5% dal picco del 15% e perfino i prezzi dell’immobiliare risalgono, +24,4% dall’inizio dell’anno, tanto che c’è chi parla di nuova bolla. Ma all’origine di tutto, secondo il giornale di Wall Street, c’è la pulizia drastica e rapida che l’isola verde ha saputo fare nel proprio sistema bancario subito dopo la crisi. Pulizia riuscita grazie alla creazione tempestiva di una bad bank che ha assorbito tutto il marcio degli istituti di credito consentendo loro di supportare l’economia senza il fardello delle sofferenze. Suona familiare?

Banche, sempre banche, è la parola magica. Come la Caixa di Barcellona che si è comprata gli sportelli di Barlcays in Spagna diventando il numero uno per asset domestici, davanti a Santander e Bbva. La storia la racconta l’Economist ed è prima di tutto una storia di buona gestione, che ha consentito alla Caixa di reggere meglio alla crisi e ripartire, a differenza della maggior parte delle altre 45 casse di risparmio spagnole, ancora in ginocchio. Negli anni della grande crisi la Caixa si è addirittura permessa una campagna acquisti all’estero, dall’Austria al Messico fino a Hong Kong, investendo oltre 10 miliardi.
Finora la Caixa ha seguito una strategia difensiva, limitare i danni e crescere dimensionalmente, senza pensare troppo agli utili. Ma adesso che il grosso è fatto, titola l’Economist, è arrivato il momento anche di fare quattrini!

Marc Faber è un irriducibile contrarian e proprio mentre Alibaba fa i fuochi d’artificio a Wall Street dice a CNBC che il mondo è disseminato di bolle pronte ad esplodere, per non sbagliare. Non ha caso il suo blog si chiama “Gloom, Boom & Doom”, più o meno, Depressione, Boom & Rovina. Per far scoppiare le bolle, secondo Faber, serve un “cigno nero”, vale a dire un evento negativo non previsto.
Quale? Semplice, l’economia globale si ferma perché viene a mancare l’ossigeno della Fed. Insomma... passiamo a Market Watch che vede le cose un po’ più rosee. L.A. Little scrive che bisogna prepararsi a un altro strappo in avanti del mercato, e i leader della crescita saranno le banche. Perché? Perché, è il semplice ragionamento di Little, le attese per le mosse della Fed spingono i tassi al rialzo, ma per le banche il costo della provvista rimane invariato (finchè la Fed i tassi non li alza davvero) e la forbice del margine d’interesse si allarga. Ovviamente Little parla delle banche americane.
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