Contatti

borsa

Borse, Europa e USA care, meglio EM e Tokyo

16 Luglio 2014 09:05
financialounge -  borsa cina Europa giappone liquidità mercati emergenti settore tecnologico telecomunicazioni USA
La Pictet Asset Management Stratetic Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity, nel Barometer di luglio 2014 non ha dubbi: le valutazioni di mercato azionarie più convenienti sono quelle degli emerging markets e del Giappone. Al contrario dell’Europa, i cui listini azionari risultano cari.

“A livello regionale confermiamo la preferenza ai mercati emergenti e al Giappone, essenzialmente alla luce di valutazioni convenienti. Malgrado l’azionario emergente abbia registrato un netto recupero rispetto al mese di febbraio (+15% in USD), l’aumento degli investimenti nell’asset class e i segnali di inversione positiva della crescita cinese giustificano il sovrappeso” precisa la PSU.

Le piazze dei Paesi in via di sviluppo sono fra le più convenienti delle principali regioni e l’ampio sconto del 25% rispetto alle borse dei Paesi avanzati (in base al P/E prospettico) non è sostenibile a fronte delle prospettive di lungo periodo più rosee delle aree emergenti.

Si registra inoltre un miglioramento delle condizioni di liquidità: alcuni Paesi (Turchia, Ungheria, Messico) stanno tagliando i tassi di interesse, come anche la Cina ha ammorbidito la politica monetaria, abbassando le riserve obbligatorie di alcune categorie di banche. Gli indicatori anticipatori della PSU suggeriscono una modesta accelerazione dell’economia e un moderato incremento delle esportazioni, ma gli ultimi dati sulla Cina sono rassicuranti.

L’azionario nipponico beneficia invece delle continue iniezioni di liquidità della BoJ, la quale potrebbe allentare ulteriormente la politica monetaria nelle battute finali dell’anno. Inoltre, la debolezza dello Yen (circa il 10% al di sotto del fair value in base ai modelli della PSU) favorisce gli utili delle aziende giapponesi. Senza dimenticare che gli indicatori di tendenza del Paese vanno stabilizzandosi dopo il rialzo dell’imposta sui consumi in aprile.

“Da metà maggio le azioni nipponiche hanno superato l’indice globale del 6%, ma secondo noi l’asset class presenta un ulteriore potenziale di crescita dal momento che è scambiata con un forte sconto (uno dei più elevati di sempre) rispetto alle azioni globali. Il mercato dovrebbe inoltre godere di una maggiore partecipazione degli investitori giapponesi. Il fondo pensioni del governo (GPIF), che gestisce un patrimonio di quasi 1.300 miliardi di dollari americani, dovrebbe annunciare un aumento della componente azionaria nel proprio portafoglio” puntualizza la PSU per la quale le azioni americane, invece, non sono allettanti.
Malgrado il mercato benefici della buona crescita dell’economia e degli utili societari, oltre che di una politica monetaria accomodante, il recente rally ha fatto salire le quotazioni a livelli eccessivi. Inoltre, i margini societari diminuiranno rispetto agli attuali massimi.

“Guardiamo con cautela anche alle borse europee, l’asset class più onerosa in base ai nostri punteggi. A fronte della decelerazione economica e della continua debolezza degli utili aziendali, l’aumento dei prestiti al settore privato e le previsioni di nuovi stimoli monetari nel corso dell’anno non sono sufficienti a mutare il nostro giudizio su questo mercato” argomenta la PSU che, per il resto, intende ridimensionare il rischio in portafoglio portando il peso del settore tecnologico alla neutralità e riducendo il sottopeso delle telecomunicazioni.

Infatti, dopo le ultime performance del comparto tecnologico, il gap di valutazione fra i due settori si è quasi chiuso. Le aree cicliche presentano quotazioni più interessanti in ragione della sottoperfomance accumulata da metà gennaio rispetto alle aree difensive. In generale, la PSU ritiene probabile una sovraperformance dei titoli ciclici, anche in caso di correzione del mercato.

“Ci piacciono i settori a buon mercato che beneficiano dell’aumento degli investimenti tecnici, come materiali e industria. Confermiamo la posizione lunga sui titoli finanziari alla luce dell’accelerazione del credito e della diminuzione degli accantonamenti per rischi su crediti. Sottopesiamo i titoli azionari difensivi, come utility e sanità, che tendono a sottoperformare in presenza di un rialzo dei rendimenti obbligazionari. Siamo tuttora convinti che le small cap perderanno terreno rispetto alle large cap a causa delle valutazioni e della crescente avversione al rischio” conclude la PSU.
Share:
Trending