Bank of England

L’inflazione UK rafforza la sterlina

21 Maggio 2014 16:55
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Sul mercato dei cambi ieri è stata senza dubbio la giornata della sterlina inglese. La valuta britannica ha infatti registrato apprezzamenti rispetto a tutte le principali divise internazionali: dal +0,20% del dollaro USA al +0,30% dell’euro, fino al +1,2% rispetto al dollaro australiano. La forza della moneta inglese ha beneficiato di un significativo supporto dai dati macroeconomici pubblicati dall'Office for National Statistics (ONS), l'Ufficio di Statistica nazionale.

L’omologo dell’Istat del Regno Unito ha pubblicato l'indice dei prezzi al consumo che, in aprile, ha registrato un incremento dello 0,4% su base mensile (superiore allo 0,3% delle attese della vigilia) e, soprattutto, dell'1,8% annuale (anche in questo caso al di sopra del’1,7% delle previsioni degli analisti) e che si confronta con il +1,60% della rilevazione di marzo. Ma come mai un dato più robusto di inflazione rafforza il valore della valuta?

A differenza delle altre aree sviluppate del mondo, i dati del Regno Unito confermano che in questo paese la dinamica dei prezzi al consumo si sta muovendo senza problemi verso i valori attesi in uno scenario di crescita economica tradizionale (intorno ai due punti percentuali).

In questo contesto, la Bank of England, la banca centrale inglese, potrebbe quindi essere una delle prime (se non la prima in assoluto) tra le autorità monetarie delle principali aree valutarie (dollaro USA, euro, yen giapponese) a rialzare i tassi di interesse.
Se i tassi salgono gli asset in essi denominati guadagnano valore sulle piazza finanziarie: e gli investitori, che anticipano queste tendenze, si precipitano ad acquistare sterline (valuta destinata a diventare più preziosa) vendendo dollari, euro e yen (divise che dovrebbero invece essere meno forti).
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