Banca Centrale Giappone

Perché privilegiamo i mercati emergenti

3 Aprile 2014 12:30
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In questo scenario la strategia d'investimento di Zest Asset Management sull'equity vede posizioni long sul Giappone e sui mercati emergenti e posizioni short (ribassiste) sul DAX di Francoforte e sull’S&P500 di Wall Street.
L'allocazione sui mercati obbligazionari è invece tuttora orientata ai bond emerging markets in dollari Usa, che continueranno a offrire un carry decisamente interessante in un contesto di tassi globali bassi per ancora molto tempo, e a posizioni short sui titoli governativi giapponesi.

“Nel complesso gli investitori continuano ad evidenziare una decisa allocazione equity long (rialzista) sui mercati USA e UE e stanno sottopesando i mercati azionari emergenti, in attesa che si manifesti l'atteso decoupling tra mercati sviluppati (DM) e emergenti (EM), anche se tale scenario ha scarse possibilità di realizzarsi” tiene a precisare Maurizio Novelli, Global Strategist di Zest AM che poi aggiunge:

“A mio parere questo costituisce il vero rischio per i mercati azionari nel 2014 e potrebbe essere il motivo capace di innescare una correzione importante sulle borse nella prima metà di quest'anno, in un mercato già decisamente long che fatica ormai da tre mesi ad estendere il movimento rialzista del 2013. Nel contempo, dopo un anno particolarmente difficile e caratterizzato da forti deflussi di capitale, i bond dei mercati emergenti hanno iniziato un buon recupero e continueranno ad essere supportati da una FED particolarmente espansiva, molto attenta a prevenire indesiderati aumenti dei tassi in un contesto macroeconomico incerto ed esposto ad un contesto internazionale ancora debole”

Anche per questo Maurizio Novelli non ritiene i mercati obbligazionari così vulnerabili agli scenari di significativi aumenti dei tassi perchè il contesto macro si caratterizza da crescita debole e rischi deflazionistici persistenti. In virtù di questa visione, i momenti negativi sono considerati opportunità di acquisto da parte di Maurizio Novelli.
Un eventuale intervento BCE per contrastare il processo deflazionistico in corso avrebbe un ulteriore effetto positivo sulle asset class dei mercati periferici, ma gli operatori valuteranno con attenzione la determinazione e la misura delle decisioni attuate e potrebbero anche punire un atteggiamento considerato troppo "timido" in relazione alle aspettative ma anche paragonando le strategie dell’istituto guidato da Mario Draghi con quelle di FED e BOJ.

Quello che conta non sarà quindi solo una dichiarazione d'intenti nell'agire ma una chiara determinazione nel contrastare la minaccia deflazionistica già ora. “Credo che da questo punto di vista la BCE sia svantaggiata rispetto ad altre Banche Centrali. Le nostre strategie sul mercato dei cambi prevedono comunque un dollaro debole nei confronti dell’euro ed uno yen pronto a riprendere una ulteriore fase di svalutazione. Manteniamo quindi una esposizione tendenzialmente short su dollaro Usa e yen giapponese, anche se tatticamente abbiamo al momento pareggiato le posizioni in attesa del meeting BCE dei prossimi giorni” conclude Maurizio Novelli.
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