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Perché Moody’s stavolta non boccia l’Italia

17 Febbraio 2014 10:22
financialounge -  famiglie italiane italia moody's rating riforme risparmi
Il rapporto debito/PIL che, dopo aver toccato un massimo del 135%, dovrebbe gradualmente diminuire in virtù anche di una moderata crescita economica. La conferma del programma di consolidamento fiscale evidenziato nell’ultima legge di stabilità. Il congelamento dei costi di rifinanziamento del debito a livelli storicamente bassi, l’assenza di esborso di risorse per interventi a favore dei fondi salva stati. La non necessità di ricapitalizzare direttamente gli istituti di credito. La vita media del debito pubblico italiano a 6,4 anni. L’elevata predisposizione al risparmio delle famiglie italiane. L’avanzo primario di bilancio e il raggiungimento del target di deficit statale entro la soglia del 3%.

Sono tutti questi i punti elencati, a vario titolo, dagli analisti dell’agenzia di rating Moody’s per giustificare l’ultimo giudizio espresso nei riguardi del debito pubblico italiano. Un giudizio che, se da un lato ha confermato il rating precedente assegnato il 13 luglio 2012 (Baa2, un gradino al di sopra dell’ultimo posto al confine tra l’investment grade e il non investment grade), dall’altro ha migliorato l’outlook da negativo a stabile.

In attesa di conoscere come si pronunceranno nei prossimi mesi le altre tre agenzie di rating (Standard & Poor’s, Fitch e DBRS), la valutazione espressa venerdi scorso da Moody’s consente di guardare con minore apprensione alle prossime aste dei titoli di stato: l’Italia, infatti ha in previsione di emettere quest’anno titoli a medio lungo termine per 268 miliardi di euro, poco meno del 30% dei 902 miliardi previsti dagli 11 principali partner delle zona euro.
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