crescita economica

Le famiglie italiane recuperano i livelli pre-crisi

30 Ottobre 2013 21:00
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Il dispiegarsi degli effetti della ripresa dell’attività economica dovrebbe condurre, a partire dal 2014, ad un miglioramento significativo della fiducia e dei vincoli di bilancio delle famiglie. Un trend, peraltro, confermato dalle recenti indagini sulla fiducia dei consumatori, che segnalano un miglioramento dell’indice generale ed evidenziano, tra l’altro, un balzo in avanti della percentuale di individui che ritiene di poter effettuare dei risparmi. Inoltre, i dati recentemente rilasciati dall’Istat per il primo semestre 2013 mostrano già una propensione al risparmio in crescita rispetto allo stesso periodo del 2012. È questo uno dei messaggi più positivi che emerge dalla seconda edizione dell’Osservatorio del Risparmio UniCredit - Pioneer Investments.

Ma non è il solo. Un ulteriore tema rilevante toccato dal rapporto riguarda la ricchezza e la sua allocazione. La buona notizia su questo fronte è che nel 2012 le attività finanziarie sono risultate in crescita in tutti i Paesi (tranne la Grecia) rispetto all’anno precedente, anche grazie alla performance positiva dei mercati. In Italia, il buon andamento di azioni, fondi comuni e obbligazioni, ha permesso alle attività finanziarie di apprezzarsi del 4,1%, arrivando a colmare il gap rispetto ai valori pre-crisi di fine 2007. La previsione di un’ulteriore crescita per il 2013, grazie sia a nuovi flussi di risparmio sia all’apprezzamento dello stock esistente, dovrebbe tra l’altro assicurare il deciso superamento di quella soglia.

La ricchezza finanziaria al netto delle passività nel 2012 in Italia era superiore rispetto a quella dei maggiori paesi dell’area euro, incluse Francia e Germania. Unendo alle attività finanziarie quelle reali, il posizionamento si conferma buono: a fine 2012 le famiglie italiane erano in possesso in termini pro capite di una ricchezza netta inferiore rispetto a quelle francesi, ma decisamente più elevata rispetto alle famiglie tedesche, e non molto lontano da quelle britanniche e giapponesi.

Venendo all‘allocazione della ricchezza, l’Italia è caratterizzata da un peso elevato delle attività reali, pari al 68% della ricchezza netta, che ci trova secondi solo alla Francia. Tale evidenza si concilia con la predilezione che gli italiani hanno sempre mostrato per la proprietà immobiliare, anche se, tuttavia, è indicativa di risorse non facilmente liquidabili.

Per quanto riguarda la ricchezza finanziaria, la forte componente liquida e obbligazionaria, che rappresenta il 51% del portafoglio delle famiglie italiane, unita ad investimenti in assicurazioni di tipo tradizionale e fondi comuni, anch’essi investiti per buona parte in comparti a basso rischio, hanno contribuito in passato a contenere la volatilità dei rendimenti, aiutando a preservare lo stock di ricchezza anche in situazioni di turbolenza dei mercati e permettendo di realizzare un rendimento medio del 4% nel periodo 1996-2012.

Un importante indicazione sulla qualità dei portafogli delle famiglie proviene poi dal confronto del rendimento storicamente osservato tra il 1996 e il 2012 delle attività finanziarie con quello realizzato dai fondi venduti in Europa, per specifiche classi di investimento. Dal raffronto si evidenzia, innanzitutto, la bassa combinazione di rischio e rendimento dei portafogli delle famiglie. Ad eccezione di Stati Uniti, Regno Unito e Portogallo, per il resto dei Paesi la volatilità delle attività finanziarie è rimasta sotto la soglia del 5%, a metà tra un fondo monetario e un obbligazionario Europeo. Il rendimento complessivo delle attività finanziarie appare del resto in molti casi, Italia compresa, inadeguato rispetto al rischio storicamente sopportato.

È importante, dunque, che le famiglie italiane facciano delle scelte allocative tali da migliorare l’efficienza complessiva dei loro portafogli, ricercando la massimizzazione del rendimento per dato livello di rischio preso ad obiettivo. Si tratta di un’operazione non semplice, che richiede un livello di educazione finanziaria e una conoscenza dei mercati significativi; tuttavia, proprio per questo motivo, il fatto di poter far affidamento ad operatori professionali può essere d’aiuto. Da questo punto di vista, le banche e i gestori di patrimoni dovranno essere pronti a raccogliere la sfida e a rilanciare un patto con i risparmiatori che deve essere basato sulla trasparenza e la fiducia.
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