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Cipro, un compromesso che è meglio di niente

27 Marzo 2013 20:00

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è diventato il quinto paese oggetto di salvataggio nell’ambito della crisi dell’area euro. La settimana scorsa la Troika ha messo sul piatto 10 miliardi di euro (resi disponibili tramite il fondo ESM) destinati ad assistere il paese che rischiava un indesiderato “disorderly default”. Un altro miliardo di euro verrà recuperato dalla vendita di asset ciprioti.

“All’appello mancavano circa 6 miliardi di euro che la leadership europea ha voluto far pesare sul paese, e soprattutto sui privati, detentori di depositi bancari, andando ad appesantire il circolo vizioso ormai tristemente noto nell’ambito della crisi dell’area euro, tra debiti sovrani e sistema bancario. Il prelievo forzoso dai depositi bancari è un nuovo modo di far pesare sui privati i contraccolpi della crisi, nata da un eccesso di credito e di investimenti immobiliari, ed evidenzia l’originalità un pò perversa della leadership europea. In precedenza nel caso Grecia, erano stati i possessori di obbligazioni governative a pagare il conto più salato della crisi".

"Con il prelievo forzoso sui conti correnti, fortunatamente corretto in corso d’opera con una seconda proposta non del tutto convincente, ma più accettabile, l’Europa rischia di compromettere il lungo e difficile percorso di recupero di credibilità sull’euro e sulla capacità della leadership di gestire una crisi dalle implicazioni complesse” riferisce a FinanciaLounge Maria Paola Toschi, Executive Director Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management.

Cosa è cambiato nel secondo accordo raggiunto tra Governo e Troika rispetto al primo, bocciato dal Parlamento?

“In primo luogo sono stati tutelati i depositi inferiori ai 100.000 euro e l’Europa ha ribadito che questo è un principio importante. In compenso i conti superiori a tale soglia, potrebbero vedere una perdita fino al 40%. È vero che un terzo dei depositi sono fondi russi che hanno beneficiato di regole molto morbide in tema di flussi di capitali e di riciclaggio, ma l’Europa in passato non ha sollevato obiezioni a che un paese piccolo come Cipro introducesse regole da paradiso fiscale per crescere, attrarre capitali e non vivere solo di turismo” spiega Maria Paola Toschi.

Inoltre il nuovo accordo ha aggiunto misure per ridimensionare il sistema bancario, che soffre di gigantismo e i cui asset totali hanno raggiunto circa 8 volte il PIL del paese. La Laiki Bank, seconda banca nazionale sarà divisa in una “good bank” che conterrà i depositi inferiori alla soglia di 100.00 euro e che verrà incorporata nella Banca di Cipro e in una “bad bank” che verrà liquidata. La Banca di Cipro sarà ricapitalizzata con le perdite fatte gravare sui suoi debitori. Il Parlamento non è chiamato ad approvare il piano che rientra nella serie di misure di riassetto già varate. La BCE continuerà a fornire liquidità, mentre aveva minacciato di sospenderla in caso di mancato accordo.

Quindi è tutto risolto?

“Probabilmente no. In primo luogo è ancora incerto quando le banche del paese riapriranno e quando verranno tolte le limitazioni ai prelievi giornalieri (100 euro) e quindi quale sarà la reazione della gente. Si attende che verranno imposti controlli rigidi sui capitali, per limitare i deflussi dall’isola. Il FMI stima che questa manovra porterà il debito su PIL al 100% nel 2020, ma non è chiaro su quali dati si basino le stime. Molti osservatori infatti temono che la disaffezione della Russia ma non solo, verso il paese potrà generare una lunga fase recessiva con un calo del PIL nei prossimi anni del 10%” confida Maria Paola Toschi.

Quale sarà la reazione della comunità finanziaria?

“Un accordo imperfetto e penalizzante per i privati è probabilmente meglio di niente. I mercati si sono mostrati prima contenti, ma poi è prevalsa la cautela. Resta la percezione che sia successo qualcosa di grave. I contraccolpi di questa vicenda potrebbero riflettersi negativamente sulla credibilità dell’euro. Il prelievo forzoso infatti crea un pericoloso precedente e si teme che possa essere un nuovo modello di salvataggio delle banche europee, da utilizzare inaspettatamente in altri paesi, nonostante le rassicurazioni neanche tanto convinte che sia una scelta una tantum".

"Inoltre si ha avuta l’impressione che l’Europa non abbia superato la crisi, ma questo già si sapeva, ma che soprattutto il set di strumenti varati in questi anni (incluso ESM, EFSF, OMT, LTRO) non abbia impedito, alla prima occasione, e per un ammontare assai modesto, di creare una nuova fonte di sfiducia e di aumentare il malcontento sociale verso un progetto, quello dell’Europa, che avrebbe dovuto essere di ampio respiro e che si sta sempre più rivelando un pericoloso boomerang per la gente comune. Il dominio economico e politico della Germania, probabile ispiratore di queste misure impopolari volte a combattere la tendenza al “moral hazard” di alcuni paesi meno virtuosi, allontana il progetto Europa dai suoi principi ispiratori di unità politica e sociale e di nascita di una nuova Europa meno divisa da profondi solchi culturali e storici” conclude Maria Paola Toschi.

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