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Il dollaro è un vero rebus

I tassi di interesse sono a favore del dollaro USA mentre le prospettive di un sostanziale appiattimento dei tassi americani giocano a favore dell’euro.

15 Dicembre 2017 09:31
financialounge -  dollaro Edoardo Ugolini Zest Absolute Return Var 4 Zest Asset Management

Una gestione dinamica in ambito azionario, con una leggera preferenza per l’Europa e, più in particolare, per la Spagna e un atteggiamento prudente sulle obbligazioni societarie e sulla duration (scadenza media dei titoli a reddito fisso). Con l’enigma dollaro USA che resta sullo sfondo. Sono le principali evidenze che emergono da questa intervista esclusiva rilasciata a FinanciaLounge da Edoardo Ugolini, Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0397464685"]Zest Absolute Return Var 4[/tooltip-fondi].

Nell’azionario avete prima azzerato la posizione durante il mese di novembre per poi chiudere il mese con una posizione lunga (rialzista) dell’8%: perché avete chiuso la posizione corta (ribassista) sulla borsa inglese? E perché invece avete una posizione lunga in Europa?

“L’Europa vanta le migliori valutazioni e, dunque, il minor rischio di una contrazione di breve termine. Il FTSE 100 di Londra, alla luce della quasi conclusione della prima parte delle negoziazioni Brexit che si avviano verso una soluzione ‘soft’ risulta ora meno impattato dalle conseguenze post referendum”.

In particolare avete una posizione lunga (rialzista) del 3% in Spagna: quali le ragioni?

“La ‘fine’ delle vicende catalane e un PIL che cresce al 3% consentono un cauto ottimismo sulla Spagna all’interno dell’Europa”.

APPROFONDIMENTO
Guarda l’intervista ad Edoardo Ugolini di Zest Asset Management sull'outlook 2018

https://vimeo.com/246993044


Nell’ambito della componente valutaria di portafoglio perché avete dimezzato la posizione long (rialzista) sul dollaro (dal 7,5% al 3%)?


“Il dollaro è un vero rebus per me e per molti. Da una parte i tassi sono a favore del dollaro, dall’altro le prospettive di una flattening della curva USD (cioè di un sostanziale appiattimento dei tassi americani, ndr) sono a favore dell’euro. Io francamente sono stupito nel sentire molti soloni sulla necessità di una rialzo dei tassi in Europa o di un repentino taglio delle misure straordinarie. L’Europa non è in grado di sostenere un rallentamento dopo appena un anno di crescita senza inflazione. Capiamo che alcuni paesi (quelli nordici) stiano crescendo molto, ma anche nel loro caso ciò avviene senza inflazione e soprattutto grazie alla bilancia commerciale (export). Dunque un forte rialzo dell’euro sarebbe un forte deterrente alla crescita appena iniziata. I mercati stanno sopravvalutando un tightening da parte della BCE (rialzo dei tassi euro). Ciò detto abbiamo scelto di attendere sviluppi”.

Quali i motivi invece per la riapertura della posizione lunga (4%) sul peso messicano?

"Il peso messicano (MXN) è solo un carry trade (ovvero un posizionamento per sfruttare la cedola più generosa rispetto ai titoli di stato USA, ndr). Per questo lo abbiamo riaperto dopo il suo forte indebolimento".

In ambito obbligazionario, nonostante siate molto conservativi sul credito e sulle duration, per quale motivo avete azzerato la posizione corta (ribassista) sul Bund a 30 anni?

"Per gli stessi motivi del dollaro. Se ci si aspetta una BCE che ‘protegga’ i creditori a scapito della crescita non è proprio il caso di esser corti (ribassisti) sui Bund. Ripetiamo che non crediamo che questo sia il caso, ma il mercato ha sempre ragione"
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