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Edoardo Ugolini

Azionario Europa e scelte tattiche valutarie per alimentare la performance

L’azionario Europa resta più conveniente di Wall Street e Tokyo, mentre il dollaro australiano e il peso messicano possono fornire un extra rendimento.

11 Ottobre 2017 09:49
financialounge -  Edoardo Ugolini mercati azionari mercati obbligazionari mercati valutari Zest Absolute Return Var 4 Zest Asset Management

Moderatamente positivo sulle borse, in particolare su quelle europee che non hanno ancora raggiunto i massimi di due anni fa, e piuttosto negativo sulle obbligazioni che potrebbero soffrire l’ambiente reflattivo. Le valute, invece, possono offrire spunti interessanti per catturare extra rendimento.

Sono alcune delle idee di investimento che affiorano da questa intervista esclusiva a Edoardo Ugolini, Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0397464685"]Zest Absolute Return Var 4[/tooltip-fondi].

Cominciamo da una delle considerazioni di maggiori rilievo della vostra newsletter mensile, in questa fase continuate a privilegiare gli asset più rischiosi: per quali ragioni?

"Riteniamo che le obbligazioni siano oggetto di un forte repricing (discesa dei prezzi) per cui esiste la possibilità di uno spazio di una ulteriore salita degli indici azionari. Adesso vedremo se vengono superati i massimi dell’anno dell’Eurostoxx 50 a 3.666 punti (fissati l’8 maggio scorso) e se si riuscirà a proseguire verso i massimi di oltre due anni e mezzo fa a 3.836 punti (siglati i 13/4/15): ci sarebbe quindi uno spazio di salita del 5 – 6% dagli attuali livelli. I fondamentali depongono ancora a favore di questa ipotesi: il PIL europeo è costantemente rivisto al rialzo, l’inflazione è assente, gli utili per azione (EPS) stanno salendo, e pure i PMI (gli indici compositi dell'attività manifatturiera. Infine le valutazioni fondamentali sono ancora abbordabili."

E perché, al contrario, continuate a ridurre i rischi sulle obbligazionario?

"I policy makers stanno tutti puntando su una ripresa dell’inflazione che è stata in discesa per oltre tre decenni. L’inflazione da costo del lavoro sarà benvenuta (almeno inizialmente) sia dai politici sia dai banchieri centrali (in quanto agevolerà la gestione del debito) per cui le obbligazioni tenderanno a generare cattive performance dopo molti anni di grandi soddisfazioni per chi ha comprato bond (creditori)."

Nell’azionario, in particolare, avete mantenuto l’esposizione lorda azionaria, finendo il mese a +14.75% di esposizione lorda. Avete aperto un’esposizione corta sui mercati emergenti come hedge e avete incrementato la posizione lunga di Europa a +11%: quali le spiegazioni di questa strategia?

"Ci attendiamo un dollaro americano più forte e per questo i mercati emergenti possono rappresentare un hedge (protezione del portafoglio) a basso costo. L’Europa, invece, resta ancora il fanalino di coda: il Giappone è sui massimi di 10 anni, l’S&P500 e sui massimi di sempre mentre l’azionario Europa ancora non ha raggiunto i massimi di due anni fa."

La componente valutaria di portafoglio ha invece ridato fiato alle performance: perché continuate ad essere ancora moderatamente positivi sul dollaro USD (7,5% long)?

"E quali le ragioni che vi spingono a puntate su dollaro AUD (8,5%) e, soprattutto, sul peso messicano (long 4%)? Il dollaro australiano è un carry tarde (offre cioè extra rendimento rispetto all’euro) e, inoltre, si lega alla view di una ripresa del prezzo delle materie prime: lo stesso vale per il peso messicano. Il dollaro USD invece è in trading range rispetto all’euro tra 1,15 e 1,20: per questo motivo compriamo verso 1,20 e vendiamo verso 1,15."
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