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Christophe Bernard

Per ottimizzare il portafoglio meno azioni giapponesi e più credito

5 Maggio 2016 09:55
financialounge -  Christophe Bernard crescita economica giappone mercati azionari Vontobel
Per il momento non è possibile giudicare se la politica monetaria dei tassi di interesse a zero (e negativi) permetterà alle banche centrali di raggiungere i loro obiettivi. Ma si può cominciare a delineare i vincitori e i vinti.

“I risparmiatori sono indubbiamente tra i perdenti, mentre i debitori sono i chiari vincitori di questa politica dei tassi negativi” sostiene Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel, secondo il quale, tuttavia, i più avvantaggiati sono i governi altamente indebitati, perché devono spendere meno per il servizio del debito. Questo può essere un fattore positivo, purché i responsabili politici usino questo «regalo monetario» per implementare riforme strutturali e sostenere la crescita tendenziale. Purtroppo, fa notare lo strategist, l’esperienza mostra che i governi potrebbero essere tentati di procrastinare le riforme necessarie per paura di perdere le prossime elezioni.

In ogni caso, tra le vittime più evidenti dei tassi di interesse negativi ci sono le società e le istituzioni finanziarie: le banche vedono schiacciati i loro margini netti sugli interessi e gli assicuratori vedono messi in causa i loro business model. Gli istituti di previdenza hanno sempre più difficoltà a far fronte ai loro impegni. È vero che i tassi di interesse estremamente bassi spingono al rialzo i prezzi dei titoli e la qualità dei prestiti, portando una certa distensione ma, dall’altra parte, è anche vero che le banche commerciali potrebbero reagire al calo della profittabilità concedendo meno prestiti: esattamente l’opposto dell’effetto auspicato con i tassi di interesse negativi.

“Questo è il motivo per il quale la Banca centrale europea (BCE) ha introdotto di recente un sistema in cui le banche che soddisfano certi benchmark di prestito ricevono un sussidio fino a 40 punti base” spiega Christophe Bernard, per il quale affinché le banche centrali cambino rotta, l’inflazione deve salire verso il 2 percento e allo stesso tempo l’economia reale deve avvicinarsi alla sua crescita potenziale. “Poiché i prezzi delle materie prime si sono stabilizzati, è probabile che nei prossimi 12-18 mesi l’inflazione USA raggiunga o superi la soglia del 2 percento. Inoltre, in alcuni settori dell’economia americana si osservano segnali sporadici di un aumento delle pressioni salariali dovute a una carenza di offerta sul mercato del lavoro” constata Christophe Bernard che, tuttavia, ammette che la crescita dell’economia mondiale rimanga mediocre. Manca inoltre un coordinamento internazionale delle politiche di bilancio allo scopo di imprimere impulsi alla crescita.

Infine, i tassi di interesse negativi hanno senso solo se i governi incrementano la spesa infrastrutturale e migliorano le prospettive di crescita a lungo termine, spianando la strada per gli investimenti societari. I tassi negativi non accompagnati da politiche di crescita possono essere invece interpretati come segnale di un’economia in difficoltà e alimentare così i timori di una deflazione. In questo contesto, la costruzione del portafoglio costituisce un esercizio complesso perché le cosiddette attività «risk-free» presentano rendimenti nulli o addirittura negativi e impediscono così una diversificazione efficace all’interno di portafogli bilanciati.

“Nella loro ricerca di rendimento, gli investitori potrebbero assumere rischi eccessivi se si manifesta uno scenario avverso. Per aver successo nelle condizioni attuali è importante individuare accuratamente quali titoli offrono una vera diversificazione del portafoglio” sostiene Christophe Bernard che, alla luce della modesta crescita degli utili societari e del basso rischio di recessione, reputa i mercati del credito quelli caratterizzati dal migliore profilo rischio-rendimento.

“Manteniamo il nostro sovrappeso nelle attività rischiose (preferibilmente nei mercati del credito), ma abbiamo sfruttato il recente rafforzamento del mercato e la minore volatilità per comprare una protezione (parziale) dal rischio di ribasso delle borse a un prezzo vantaggioso” dichiara lo strategist che rivela inoltre di aver ridotto a neutrale l’esposizione alle azioni giapponesi, ponendo fine a un sovrappeso durato tre anni e mezzo. Infine, un avvertimento: non si può escludere il rischio che la Gran Bretagna esca dall’Unione Europea dopo il referendum del 23 giugno, con potenziali effetti negativi sui mercati finanziari.
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