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Debito emergente, il potenziale di reddito delle obbligazioni societarie

All’interno del debito emergente, le obbligazioni societarie sono spesso trascurate per una errata percezione del rischio.

28 Marzo 2018 09:52
financialounge -  debito emergente mercati obbligazionari Vontobel Wouter Van Overfelt

Le società dei paesi in via di sviluppo per finanziarsi ricorrono sia al mercato azionario che all’emissione di debito e, spesso, si rivolgono ai mercati obbligazionari internazionali con emissioni di titoli di debito in valuta forte sotto l’egida del diritto internazionale. “In definitiva questo significa che gli investitori in obbligazioni societarie dei mercati emergenti non sono direttamente esposti al rischio legato alla valuta locale e i loro investimenti sono protetti dal sistema legale dei mercati sviluppati” spiega Wouter Van Overfelt, portfolio manager del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0926439562"]Emerging Market Debt[/tooltip-fondi] di Vontobel Asset Management, convinto che i corporate bond del debito emergente offrano, alle attuali quotazioni, rendimenti superiori a fronte di un livello di rischio ragionevole.

L’APPEAL IN TRE ASPETTI


Con almeno tre aspetti che li rendono attraenti. In primis, grazie a tassi di crescita elevati, le probabilità di un miglioramento della qualità del credito (e quindi dei prezzi) sono piuttosto elevate. In secondo luogo i flussi cedolari costituiscono una fonte di reddito attualmente rara in un contesto di bassi tassi d’interesse. In terzo luogo, alla luce delle preoccupazioni circa l’aumento dei tassi (che comporta un calo dei prezzi delle obbligazioni), la ridotta sensibilità di questi titoli alle variazioni dei tassi d’interesse costituisce un ulteriore vantaggio.

LA CATTIVA PERCEZIONE DEL RISCHIO


A tutto questo va ad aggiungersi un altro aspetto che, invece, ha penalizzato finora le obbligazioni societarie del debito emergente, nonostante l’ampia diversificazione e le dimensioni che questo segmento di mercato ha raggiunto con un controvalore di oltre 2000 miliardi di dollari statunitensi: la cattiva percezione del rischio. “Molti investitori ritengono che i mercati emergenti siano più rischiosi di quelli sviluppati: uno dei motivi è la diversa percezione circa l’efficienza dei rispettivi governi” specifica infatti Wouter Van Overfelt che, pur ammettendo che in virtù di questa percezione la volatilità di questi titoli sia piuttosto alta, non trascura il fatto che la remunerazione risulti comunque più elevata in termini di spread (extra rendimento rispetto ai titoli di stato americani).

UNA RICOMPENSA ADEGUATA AGLI INVESTITORI


“La domanda da porsi è se i mercati emergenti offrano una ricompensa adeguata agli investitori: la risposta dipende dalla tolleranza al rischio personale e dalla capacità del gestore di distinguere i rischi accettabili da quelli inaccettabili” argomenta Wouter Van Overfelt, secondo il quale chi è in grado di operare questa distinzione può ricavare ottimi rendimenti. Certo, ammette il manager, gli investitori devono essere consapevoli che questa asset class evidenzia una volatilità associata a una reazione eccessiva dei prezzi, ma è altrettanto vero che è possibile sfruttare tali oscillazioni a proprio vantaggio.

APPROFONDIMENTO
Il debito dei paesi emergenti è più attrezzato contro le turbolenze

LA VALIDITÀ DELL’APPROCCIO BOTTOM UP


“Per gli investitori disposti ad analizzare in modo approfondito le caratteristiche di un emittente societario (inclusa l’efficienza del governo), le oscillazioni dei prezzi offrono l’opportunità di generare redditi decorrelati rispetto all’andamento del mercato più ampio” chiarisce Wouter Van Overfelt convinto della validità di un approccio attivo di tipo bottom-up (cioè incline alla rigorosa selezione dei singoli emittenti e titoli): un approccio in grado di “liberare il valore insito nelle obbligazioni societarie dei mercati emergenti, amplificando i rendimenti, e quindi il reddito, del portafoglio”.
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