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Adrien Pichoud

La crescita USA rischia di essere un boccone avvelenato per le altre economie

Il “Make America Great Again” di Trump potrebbe realizzarsi a spese degli altri. Ma nel frattempo ci si può tutelare aumentando l’esposizione all’azionario USA.

24 Luglio 2018 07:50

La crescita USA rischia di essere un boccone avvelenato per l’economia mondiale. A porre l’accento sulla discrepanza tra lo stato di salute – ottimo – dell’economia americana e le dinamiche in corso nel resto del globo è Adrien Pichoud, economista di SYZ Asset Management, che offre una visione fuori dal coro dei possibili effetti della forza degli USA.

TRUMP GONGOLA


Mentre si prepara all elezioni di midterm del prossimo novembre, Trump può vantare un ritmo di crescita che nel secondo trimestre può arrivare in area +4% (dopo il 2% del primo trimestre 2018). Inoltre, il tasso di disoccupazione a i minimi da 50 anni e un’inflazione che cresce senza strappare rendono il quadro USA, per il momento, roseo.

CRESCITA USA, BENE MA…


Adrien Pichoud parte da una premessa: sapere che il più grande sistema economico va a gonfie vele è sempre una notizia positiva per il resto del mondo. Ma c’è un però. Perché, sottolinea l’economista, “la combinazione endogena e autosoddisfacente di un mercato del lavoro e della spesa in conto capitale in miglioramento, di tagli fiscali e di rialzo dei tassi a breve termine” ha già provocato alcuni danni. A rimetterci per primi sono stati i paesi emergenti. E, come spiega l’esperto si SYZ Asset Management, il protezionismo e il possibile ritiro degli USA dall’arena del commercio mondiale rischia di amplificare questo trend.

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IL BUONO, IL BRUTTO E IL CATTIVO


“Make America Great Again… a spese del resto del mondo – commenta Adrien Pichoud – anche se in realtà in questa fase gli USA possono essere allo stesso tempo il Buono, il Brutto e il Cattivo dell’economia globale, a seconda che si prenda in considerazione la loro dinamica di crescita positiva, le politiche commerciali non cooperative o gli effetti nefasti della loro politica monetaria sul resto del mondo”.

LA STRADA SICURA DELLA FED


Il messaggio veicolato dalla Fed è stato chiaro e va verso il percorso di normalizzazione della politica monetaria, con rialzi dei tassi a breve termine di 25 punti base per trimestre. “I bassi tassi di interesse nel resto delle economie sviluppate – commenta Fabrizio Quirighetti, Macroeconomic Strategist di SYZ Asset Management - stanno mantenendo i tassi a lungo termine statunitensi a livelli insolitamente bassi date le previsioni economiche per gli Stati Uniti in termini di crescita, inflazione e deficit di bilancio. E, come sempre, gli Stati Uniti sono il principale beneficiario di questo scenario di una solida, e in qualche misura isolata, crescita economica interna e di tassi globalmente bassi nelle economie avanzate”.

DALLA PARTE DELLO SCERIFFO TRUMP


“Essere nel mirino dello sceriffo Trump agita gli investitori – prosegue Quirighetti – e le preoccupazioni hanno danneggiato il sentiment. Ma la crescita economica generale e degli utili per azione è abbastanza solida e comunque sufficiente a sostenere i mercati azionari”. Alla luce di queste considerazioni, Quirighetti spiega che l’intenzione è quella di aumentare – senza preferenze settoriali – l’esposizione alle azioni USA: “Che lo si consideri o meno un lieto fine, il mercato statunitense vince sempre”.

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