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Aziende idriche, il supporto a sorpresa dall’industria dello shale oil USA

Lo sversamento delle acque salmastre dallo shale oil USA non è più un’opzione praticabile con ricadute positive per le aziende idriche e del riciclo.

14 Novembre 2017 09:18
financialounge -  Pictet Pictet Water shale oil USA

Riciclare le acque reflue del fracking, la tecnica di fratturazione idraulica che consiste nell’iniezione di acqua ad alta pressione nelle rocce sotterranee per far fuoriuscire i combustibili fossili, non è affatto semplice.

Il liquido che fuoriesce dai pozzi di petrolio/gas di scisto, completamente trasformato rispetto allo stato originale, è un cocktail di sostanze chimiche velenose e materiale radioattivo, un mix di fluidi per il fracking e composti che fuoriescono naturalmente dalle rocce sotterranee.

Tuttavia, secondo i membri del Comitato di consulenza del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0104885248"]Pictet-Water[/tooltip-fondi], le società produttrici di petrolio e gas di scisto (shale oil) potrebbero ridurre nettamente il consumo di acqua dolce.

Finora l'adozione dei processi di trattamento delle acque è stata piuttosto modesta e sebbene il costo sia uno dei motivi principali, secondo i membri del Comitato di consulenza, vi sono altri due ostacoli ben più difficili da superare.

“Il primo è di natura commerciale. La composizione dei fluidi per il fracking è custodita gelosamente dai gestori dei pozzi che la considerano una sorta di ‘ricetta segreta’ per migliorare la produttività del sito. Il fatto che le società incaricate del trattamento delle acque non ne conoscano i componenti è problematico poiché rende difficoltoso un efficace riciclo del liquido di riflusso”, fa sapere il Comitato che poi indica il secondo ostacolo, di tipo geologico.

Durante il fracking le rocce scistose rilasciano componenti tossici nell’acqua. Il problema è che i fondi di rocce scistose hanno una composizione chimica estremamente variegata, non esistono due rocce con la stessa composizione.

Individuare il trattamento adeguato per uno specifico liquido di riflusso è molto complesso dal momento che i fondi di rocce scistose hanno una composizione chimica estremamente variegata: prima di poter iniziare il riciclo sono necessarie sofisticate analisi tecniche e, soprattutto, serve molto tempo.

Resta il fatto che lo sversamento delle acque salmastre non è più un’opzione praticabile, né da un punto di vista economico né normativo: se i gestori di pozzi renderanno più trasparenti i processi di produzione sarà possibile ridurre le barriere tecniche all’adozione di procedure per il riciclo dell’acqua.

Un processo virtuoso che, nei prossimi anni, potrebbe fornire un ulteriore supporto alle società attive nel campo della conservazione delle risorse idriche e del riciclo.

“I ricavi generati dal trattamento e dal riciclo delle acque reflue del fracking negli USA dovrebbero crescere del 30% annuo nei prossimi 10 anni. A fare la parte del leone saranno probabilmente le società che sviluppano sistemi di filtraggio, precipitazione chimica e dissalazione. Tra i beneficiari di tale incremento vi saranno comunque anche le aziende che si occupano dell’analisi e della gestione dei dati sull’acqua”, ha sottolineato il Comitato di consulenza, ricordando come gli investimenti nelle società attive nel riciclo e trattamento delle acque reflue rappresentino una componente di rilievo nella strategia del comparto Pictet-Water.

“La strategia investe anche in molte altre aree del settore idrico tra cui sistemi fognari, sicurezza dell’acqua, gestione dei biosolidi e difesa dalle alluvioni. Il portafoglio, nel suo insieme, mira a una crescita del capitale nel lungo periodo tramite investimenti in titoli growth e difensivi del settore idrico”, conclude il Comitato.
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