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Antonio Bottillo

Brexit, perché gli investitori devono guardare oltre l’evento

27 Maggio 2016 09:05
financialounge -  Antonio Bottillo Brexit gilt Laura Sarlo Natixis Investment Managers Regno Unito Sam Martin settore immobiliare Unione europea
Il referendum del prossimo 23 giungo e la possibilità di una Brexit creeranno momenti di volatilità sui mercati. Ma gli investitori devono ragionare e non farsi influenzare troppo dagli andamenti temporanei dei mercati assumendo scelte emotive.

“Nessuno può essere in grado di prevedere con certezza l’esito della consultazione. Ecco perché gli investitori di lungo periodo dovrebbero, a mio avviso, cercare di guardare oltre l’evento in sé e gli alti e bassi dei mercati, evitando di farsi sopraffare dall’emotività nelle proprie scelte di investimento” sottolinea Antonio Bottillo, Country Head ed Executive Managing Director per l’Italia di Natixis Global Asset Management, secondo il quale per costruire portafogli più robusti in grado di affrontare le diverse condizioni di mercato occorre definire un chiaro piano finanziario in base alle proprie reali necessità ed esigenze, farsi aiutare da un consulente finanziario e rimanere coerenti con i propri obiettivi di investimento. Solo così, infatti, potranno superare le inevitabili implicazioni dell’esito della consultazione referendaria.

“I mercati dovranno affrontare almeno due problemi in relazione alla possibile Brexit. Innanzitutto, i mercati finanziari non sono molto bravi nel prezzare i rischi politici. La formazione e l'esperienza di molti operatori del mercato è più orientata a prezzare i rischi finanziari tradizionali, come il rischio di credito, di scadenza o di inflazione, rispetto al rischio politico. In secondo luogo, l'utilità dei sondaggi britannici è in dubbio” fa sapere Laura Sarlo, CFA®, Senior Sovereign Analyst di Loomis, Sayles & Company (gruppo Natixis Global AM), che concorda con le aspettative di mercato secondo cui le trattative post-Brexit sarebbero confusionarie e prolungate (almeno 1-2 anni), il che creerebbe un terreno fertile per oscillazioni tumultuose sui mercati finanziari.

Laura Sarlo si aspetta che le trattative possano dare vita ad un nuovo rapporto tra il Regno Unito e l'Europa (alcuni analisti hanno esaminato il rapporto tra l'UE e la Norvegia o la Svizzera come possibili modelli in tal senso). “In ogni caso prevediamo che il Regno Unito rimanga un paese dal credito sovrano solido, con una buona struttura di policy-making capace di sostenere un'economia dinamica concorrenziale sullo scenario globale” puntualizza Laura Sarlo mentre Sam Martin, Head of Research di AEW Europe (gruppo Natixis Global AM), elenca i possibili vantaggi e svantaggi derivanti dalla Brexit.

Sul versante dei vantaggi figurano una minore regolamentazione, risparmi sui contributi europei, la possibilità di stringere nuovi accordi commerciali e una politica di immigrazione basata sulle competenze mentre sul lato degli svantaggi prendono posto l’introduzione di possibili tariffe sulle esportazioni nei confronti dell'UE, la perdita di accesso al mercato unico, i danni all’industria finanziaria il calo degli investimenti determinato dall'incertezza.

Questa, tuttavia, non è la prima volta che il Regno Unito è chiamato a votare sulla permanenza nell'Unione europea. Nel 1975, il 67% della popolazione votò per restare nell'UE mentre il 33% votò per uscire. Nel 2014, la Scozia ha votato sulla sua indipendenza. In questo caso, i risultati furono molto meno netti: il 45% votò per uscire dal Regno Unito mentre il 55% per restare nel paese. Le elezioni in Scozia registrarono un'affluenza record dell'85%.

“Sulla base dei recenti sondaggi condotti nelle ultime settimane in tutto il Regno Unito, sembra che il voto del referendum sull'Europa avrà risultati poco netti” sostiene l’esperto ricordando come i mercati non amino l'incertezza. “La sterlina è stata e probabilmente rimarrà il principale ammortizzatore del rischio Brexit, sia prima del referendum che in caso di voto favorevole all'uscita. Da quando è stato annunciato il referendum, e a differenza dei grandi movimenti che hanno interessato la sterlina, i rendimenti dei Gilt (i titoli di stato del Regno Unito) sono cresciuti molto lievemente sulle scadenze a due, cinque e dieci anni. Anche nell'ipotesi Brexit, ritengo sia improbabile che i Gilt divengano un asset a rischio di credito, poiché non esistono rischi imminenti di solvibilità per il governo britannico legati all'uscita dall'Europa. Tuttavia, l'uscita creerebbe sicuramente incertezza economica nonché potenziali rischi per la crescita e l'inflazione. Pertanto, è probabile che i Gilt continueranno a riflettere tali tradizionali premi per il rischio” riconosce Sam Martin che conclude la sua panoramica con un approfondimento sul mercato immobiliare britannico, il più grande per gli investimenti real estate in Europa.

“I capitali di investimento continentali giocano un ruolo marginale nei flussi d'investimento complessivi e ancora di più dopo la crisi globale. Tuttavia, nello scenario peggiore molti dei possibili rischi della potenziale Brexit per il mercato immobiliare nel Regno Unito avrebbero un impatto negativo sul mercato direzionale del West End e della City di Londra. Molte sedi europee sono ubicate nel West End, e molti uffici nella City sono affittati a società di servizi finanziari. Entrambe le location potrebbero vedere gli affittuari trasferirsi nell’Europa continentale. Al contrario, Parigi e Francoforte in particolar modo, potrebbero trarre vantaggio da tale situazione e vedere un afflusso di nuova domanda di immobili in affitto”.
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