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Investimento nell’oro, istruzioni per l’uso

20 Maggio 2016 09:28
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L’oro è uno strumento che ha spesso mostrato una elevata volatilità perchè le variazioni delle quotazioni si associano spesso a repentini cambiamenti di orientamento dei mercati e di propensione al rischio.

Alla luce di questa sua peculiare caratteristica, Maria Paola Toschi, Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management, reputa che un contesto di tassi bassi o addirittura negativi e di incertezze sulla crescita potrebbero favorire l’oro, continuando ad alimentarne la domanda come bene d’investimento e contrastando l’altra tendenza a indebolirsi in funzione del rafforzamento del dollaro (possibile se la Federel Reserve dovesse aumentare i tassi USA nella seconda parte dell’anno). In un portafoglio ampio e diversificato, invece, una scommessa sull’oro avrebbe senso per la strategist a patto tuttavia da individuare lo strumento d’investimento più appropriato.

“Ci sono infatti varie modalità per stare esposti all’oro. Se l’obiettivo è la riserva di valore e di protezione da rischi estremi come una forte recessione, allora l’oro fisico ha più senso. Mentre nel caso si propenda per scenari meno estremi allora ci sono altri strumenti come ETF o Fondi specializzati” spiega Maria Paola Toschi che, tiene a ricordare come si tratti comunque di strumenti d’investimento volatili, altamente correlati a molte altre classi d’investimento: ecco perché devono sempre essere trattati con estrema cautela adottando un approccio di ampia diversificazione di portafoglio.

Le conclusioni a cui giunge la strategist, partono dalla considerazione che l’oro è una materie prima, usata soprattutto nel settore della gioielleria e in quello tecnologico, ma è anche un bene d’investimento. Secondo il World Gold Council (organizzazione per lo sviluppo dell’industria e del mercato dell’oro), la domanda di oro come bene d’investimento è quella che ne guida prevalentemente il prezzo. Nel primo trimestre del 2016 la domanda di oro come bene d’investimento è salita di oltre il 120% come effetto della crescita della domanda di ETF, mentre la domanda come materia prima da parte dei settori industriali è scesa e anche la domanda delle banche centrali.

Precisato questo, occorre ricordare che il possesso di oro non da luogo ad alcun rendimento o ad alcun flusso di cassa. Inoltre l’oro che è considerato una fonte di protezione dai rischi d’inflazione può diventare attraente agli occhi degli investitori quando i rendimenti su strumenti come i TIPS (Treasury Inflation Protection Securities) si portano vicino a zero, come è successo nella prima parte dell’anno.

Poi, non va trascurata affatto la correlazione tra dollaro e oro: quando il biglieto verde si rivaluta le quotazioni dell’oro tendono a scendere e viceversa.

“Nell’ultimo periodo si è aggiunta una nuova situazione da considerare legata al fenomeno crescente dei tassi negativi. La politica di NIRP (Negative Interest Rate Policy) implementata da varie banche centrali inclusa la BCE e la BOJ (Giappone) ha prodotto varie reazioni di mercato” sottolinea Maria Paola Toschi ricordando come questo fenomeno abbia generato, in particolare, un forte calo dei rendimenti di molti strumenti obbligazionari tradizionali ma ha anche indotto la preoccupazione che siamo alla vigilia di una fase di crescita molto bassa se non negativa soprattutto in un contesto in cui i livelli di debito restano elevati.

“In questa situazione l’oro è considerato un bene che protegge dall’erosione di valore che potrebbe essere associato proprio al contesto di tassi negativi” conclude la strategist.
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