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Effetto Trump: salgono le aspettative di inflazione, crescita e volatilità

La vittoria di Trump dovrebbe generare maggiori aspettative di crescita e di inflazione ma anche un aumento delle incertezze che potrebbero sfociare in volatilità.

17 Novembre 2016 09:19
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Dal momento che la leadership repubblicana rappresentata in Congresso potrebbe risultare non in linea con alcune delle proposte di Trump gli stimoli fiscali effettivamente introdotti potrebbero essere inferiori alle attese. Un maggiore controllo sull’immigrazione clandestina potrebbe determinare un aumento della pressione salariale con implicazioni sulla ripresa dell’inflazione.

In ogni caso il nuovo corso di politica economica dell’amministrazione Trump dovrebbe essere favorevole alla crescita e al rialzo dell’inflazione, fattori favorevoli ai mercati azionari. Ma come cambierà la politica monetaria americana per il 2017? E il dollaro quanto rapidamente e fino a che livelli potrà rafforzarsi? Tutto questo, come spiega in questa intervista Maria Paola Toschi, Market Strategist di JP Morgan Asset Management, determina un aumento dell’incertezza e, a cascata, un possibile aumento della volatilità.

Quanto del suo programma elettorale Trump riuscirà ad implementare?

"I mercati si interrogano su quanto del programma di Trump e su quanto delle promesse fatte in campagna elettorale verrà implementato dal leader repubblicano. Un Congresso repubblicano potrebbe far pensare a una forte concentrazione di potere. In realtà la leadership repubblicana rappresentata in Congresso potrebbe essere molto disallineata rispetto ad alcune delle proposte di Trump. Un punto centrale del messaggio della politica di Trump è incentrata su un taglio delle tasse sia personali che societarie e su una ripresa di investimenti pubblici in infrastrutture e difesa. L’effetto netto potrebbe essere negativo per deficit e debito federale. Data la tradizionale resistenza del Congresso a vedere aumentare il deficit, ci si chiede quanto degli stimoli fiscali saranno realmente introdotti e quanto i mercati potrebbe restare delusi."

Quale sarà l’effetto su crescita e inflazione?

"L’agenda pro-crescita di Trump sta alimentando aspettative di un rafforzamento del ciclo economico e di un aumento d’inflazione. Le aspettative d’inflazione sono salite e hanno cambiato il contesto improntato nel recente passato ancora ad attese di inflazione molto moderata. La ripesa dell’inflazione è legata ai programmi di stimoli fiscali di Trump ma anche ad attese di ridefinizione degli accordi commerciali e aumento del protezionismo, aumento delle tariffe, un contesto che potrebbe fare lievitare i prezzi in alcune aree dell’economia, anche se alla fine potrebbe avere effetti negativi per la crescita stessa. Lo stesso controllo dell’immigrazione, nodo centrale del programma di Trump, potrebbe alimentare una ripresa della crescita dei salari. Gli Stati Uniti sono un paese in piena occupazione. Il tasso di disoccupazione resta al di sotto del 5% e al di sotto della media di lungo periodo. L’aumento di restrizioni all’immigrazione e la fuoriuscita di forza lavoro non qualificata potrebbe indurre un aumento della pressione salariale con implicazioni sulla ripresa dell’inflazione. Ma fino a che punto Trump riuscirà a intervenire sulla ridefinizione di accordi storici come NAFTA (North America Free Trade Agreement) o TPP (Trans Pacific Partnership)? A quanto di ciò si potrà trasferire sulla struttura dei prezzi e dell’inflazione?"

Come cambierà la politica monetaria?

"I mercati si aspettano un aumento dei tassi della Fed a dicembre. La probabilità implicita nei mercati è infatti salita a oltre il 90%, superando il livello pre elezioni. Sia i dati economici positivi per gli Stati Uniti sia l’aumento delle aspettative d’inflazione rendono un intervento della Fed sempre più probabile e imminente. Ma la vera questione è cosa cambierà nella politica monetaria americana per il 2017? Il nuovo Presidente è stato spesso critico con il Governatore Yellen e con la sua politica di tassi bassi a lungo. La Yellen dovrebbe restare in carica fino al 2018 ma ci sono altri posti all’interno del comitato di politica monetaria che potrebbero essere decisi da Trump (due posti vacanti nel prossimo anno). Ciò potrebbe portare ad un FOMC (Federal Open Market Committee, l’organismo della Federal Reserve incaricato di decidere la politica monetaria) meno accomodante di quanto visto fino ad ora e a un percorso di normalizzazione monetaria più veloce."

E quali effetti ci saranno sul dollaro?

"Gli effetti sul dollaro sono molto importanti per le molteplici implicazioni non solo sull’economia americana ma sul contesto globale. Il dollaro potrebbe rafforzarsi ma il punto è quanto rapidamente e fino a che livelli? Un rafforzamento del dollaro non è positivo per gli Stati Uniti. Inoltre ha degli effetti sfavorevoli per i mercati emergenti. Questi ultimi tuttavia potrebbe essere meno vulnerabili che in passato grazie a una serie di catalizzatori positivi che si sono materializzati negli ultimi mesi, inclusa la stabilizzazione della Cina, la ripresa del prezzo del petrolio, la fase di transizione politica in molti paesi e una maggiore stabilità delle valute."

Quali effetti potranno esserci a livello globale?

"Trump propone un ritorno alla centralità degli Stati Uniti e al rilancio del paese in chiave più dirigista e protezionista. In quest’ottica vanno ripensati secondo il presidente gli accordi commerciali. Trump si è espresso in maniera critica sulla Cina definendola un manipolatore della propria valuta. Ma siamo sicuri che Trump possa fare a meno della Cina in un momento in cui il debito da finanziare per la fase di espansione della spesa pubblica potrà aumentare? La Cina resta il principale finanziatore degli Stati Uniti. Trump potrebbe accorgersi della necessità di adottare un approccio più morbido nelle relazioni internazionali in un mondo che è sempre più complesso e interrelato."

Quali sono gli effetti sui mercati?

L’effetto Trump sui mercati si sta già materializzando. Il nuovo corso di politica economica sarà favorevole alla crescita e spingerà al rialzo l’inflazione. Questi due elementi sono favorevoli ai mercati azionari che resteranno ben intonati nonostante le incertezze prevalenti che di solito portano a un approccio di minore appetito per il rischio. Anche la ridefinizione del sistema fiscale societario potrà essere favorevole all’azionario. Molti settori, come il finanziario, il farmaceutico e tutti i settori legati agli investimenti infrastrutturali beneficeranno dei nuovi programmi di politica economica. Per contro attese di aumento dei tassi e dell’inflazione e cambiamenti nella Fed in senso meno accomodante potrebbero creare un contesto più sfidante per i mercati obbligazionari."

Quali saranno gli effetti a livello globale? Ci potrà essere un effetto contagio sui tassi?

"Le correlazioni ci sono anche nei mercati obbligazionari. Un movimento al rialzo dei tassi si è manifestato anche in Europa. Difficile dire se sia effetto Trump o effetto rischio politico che resta in Europa. Ricordiamo però che in altre aree del mondo la politica monetaria resta molto espansiva. A dicembre la BCE potrebbe annunciare il proseguimento dell’allentamento quantitativo dopo marzo 2017 abbinato al tapering, ovvero un calo graduale degli acquisti mensili di titoli. Il Giappone prosegue i suoi esperimenti di politica monetaria che includono allentamento qualitativo e quantitativo, tassi negativi e target di rendimento. L’inflazione in Europa ha appena alzato il capo, ma resta molto bassa ed è ancora tutta da dimostrare."

Qual è il costo dell’incertezza?

"Tanti temi restano irrisolti. I movimenti che stiamo vedendo sui mercati potrebbero sovrastimare le aspettative di cambiamento della politica economica e monetaria. Trump sta costituendo la sua squadra. Alcuni personaggi scelti fino ad ora sembrano confermare il marchio di una leadership di outsider dalla politica tradizionale americana. Ciò aumenta l’incertezza. Qual è il costo dell’incertezza per i mercati? Un possibile aumento della volatilità che potrebbe manifestarsi nei prossimi mesi."

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da J.P. Morgan Asset Management

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