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Gestione attiva, più valore aggiunto e maggiore protezione nei ribassi

6 Maggio 2016 09:05
financialounge -  benchmark gestione attiva Invesco Invesco Mindset
Nell’articolo “Gestione attiva, occorre sapere che esistono importanti differenze” abbiamo sviluppato uno dei tanti capitoli interessanti contenuti nello studio dal titolo «Pensi che la gestione attiva non sia per te? Pensaci ancora» (scaricabile dal sito invesco.it/mindset). Un documento destinato ai consulenti e ai private banker che contiene però approfondimenti di grande interesse anche per il pubblico retail. Come quello relativo ai risultati della ricerca condotta da Invesco sull'andamento di circa 3.000 fondi comuni azionari negli ultimi 20 anni, da cui emerge che, negli ultimi cinque cicli di mercato, oltre il 60% dei fondi ad elevata componente attiva ha registrato performance superiori ai rispettivi benchmark.

Si ricorda che un fondo ha una componente attiva più elevata quando:

1. detiene titoli che non sono inclusi nel benchmark;
2. esclude titoli che sono inclusi nel benchmark;
3. detiene le stesse società incluse nel benchmark, ma con ponderazioni (pesi in rapporto al totale del portafoglio) diverse.

Tornando all'intero universo studiato, è interessante notare come la gestione attiva abbia di norma generato un valore più elevato rispetto ai benchmark in termini di rendimento addizionale, di downside capture, e di rendimenti corretti per il rischio. Nell'arco di tempo esaminato, la gestione attiva ha registrato performance superiori ai benchmark passivi in molteplici cicli di mercato. Il 61% degli asset di fondi ad elevata componente attiva ha superato i rispettivi benchmark (al netto di commissioni) in tutti i cicli di mercato.

La gestione attiva ha inoltre evidenziato extra rendimenti significativi (sempre rispetto ai benchmark) anche in base al Downside Capture (protezione dai ribassi): il 64% degli asset di fondi ad elevata componente attiva ha registrato un downside capture migliore rispetto ai corrispondenti benchmark in tutti i cicli di mercato.

Questo dato rafforza la convinzione di Invesco secondo la quale i gestori attivi sono maggiormente in grado di far fronte agli scenari negativi di mercato rispetto ai portafogli ponderati in base alla capitalizzazione. Si tratta di un aspetto di grande rilievo al fine di costruire una ricchezza a lungo termine.

In primo luogo, l'impatto delle perdite non è semplice da recuperare: basti pensare che per azzerare una perdita del 50% e tornare al punto di pareggio è infatti necessario un guadagno del 100%. In secondo luogo, molti investitori avversi al rischio trovano difficile rimanere investiti nelle fasi di volatilità e possono così decidere di vendere proprio nel momento sbagliato, quando il mercato registra oscillazioni significative: la relativa protezione da ribassi può aiutare questi investitori a restare concentrati sul loro orizzonte a lungo termine evitando di vendere sui minimi. Infine, ma non certo per importanza, la gestione attiva ha continuato a generare rendimenti superiori ai benchmark passivi anche utilizzando i rendimenti storici aggiustati per il rischio: il 61% degli asset di fondi ad elevata componente attiva ha registrato un indice di Sharpe migliore (offrendo quindi un maggiore rendimento per unità di rischio) rispetto ai corrispondenti benchmark.
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