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Fondi sovrani, ora preferiscono gli Stati Uniti al Regno Unito

20 Giugno 2016 10:59
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Una significativa preferenza per gli Stati Uniti rispetto alle altre aree geografiche e un aumento dell’interesse per gli investimenti immobiliari. Sono due degli aspetti di maggiori rilievo che spiccano leggendo i dati dell’Invesco Global Sovereign Asset Management Study 2016, il quarto rapporto realizzato da Invesco. Uno studio che analizza i comportamenti di investimento dei fondi sovrani e delle banche centrali, attraverso l’analisi delle scelte di portafoglio di 77 fondi e gestori di riserve in tutto il mondo, pari al 66% degli asset sovrani globali e al 25% delle riserve in valuta estera, per un valore totale di 8.960 mila miliardi di dollari.

Entrando nei particolari emersi dal report di quest’anno, se in passato la Gran Bretagna era il mercato privilegiato per gli investimenti dei fondi sovrani nei paesi maggiormente sviluppati, quest’anno questo ruolo lo hanno assunto Stati Uniti: il punteggio di 6,5 (su dieci) nel 2014 sull’appeal degli USA per i fondi sovrani è salito all’8,2 nel 2016, rispetto al 7,5 del Regno Unito. Non solo. I fondi sovrani rimangono rialzisti sulle opportunità di investimento future negli Stati Uniti, in particolare nel settore delle infrastrutture. I fondi considerano infatti gli Stati Uniti sempre più aperti ai loro investimenti, come conseguenza della percezione positiva espressa dal settore finanziario statunitense nei loro confronti durante la crisi globale.

Molti sono inoltre convinti che ora sia più facile e attraente investire negli Stati Uniti, soprattutto grazie alle politiche più favorevoli agli investimenti, come l'esenzione introdotta nel 2016 per 'i fondi pensione esteri qualificati' dal Foreign Investment Real Property Tax Act sugli acquisti immobiliari. Al contrario, tra i paesi BRIC, Brasile, Russia e Cina hanno tutti perso appeal nei confronti dei fondi sovrani per via del peggioramento della performance e soltanto l’India accresce la propria attrattività.

Per quanto riguarda invece le asset class e i settori, se negli ultimi due anni gli investimenti dei fondi sovrano si sono concentrati sulle infrastrutture e nel private equity, nel 2016, e per la prima volta, un minor numero di fondi sovrani prevede di aumentare gli stanziamenti su queste classi di attivi. Sebbene gli stanziamenti per le infrastrutture e il private equity siano aumentati negli ultimi tre anni, il livello degli investimenti resta complessivamente contenuto, in media, al 2,8% del totale delle attività in portafoglio per le infrastrutture e al 4,5% per il private equity. Al contrario, gli investimenti nel settore immobiliare sono aumentati, in tre anni, dal 3% nel 2012 al 6,5% attuale (con un tasso di crescita annuo del 29% più veloce quindi rispetto agli investimenti complessivi nel private equity e nelle infrastrutture. I fondi sovrani stimano un incremento degli stanziamenti globali e locali nel settore immobiliare superiore rispetto a qualsiasi altra asset class per soddisfare gli obiettivi di diversificazione e di ritorno assoluto.

Ma quali sono le possibili ragioni di questo cambiamento di approccio? I fondi sovrani attribuiscono questo trend in gran parte alle minori difficoltà di esecuzione degli ordini per gli investimenti immobiliari, rispetto a private equity e infrastrutture, segmenti dove hanno incontrato ostacoli nel realizzare i loro investimenti. Gli investitori evidenziano anche il maggior numero di asset manager affidabili a livello mondiale e la lunga lista di sviluppatori e operatori con cui collaborare sugli investimenti immobiliari. Di conseguenza, oltre il 62% dei fondi ha ridotto l’investimento in infrastrutture e il 52% quello in private equity rispetto ai loro target.
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