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Art Laffer

“Meno tasse, più crescita” (parte seconda): dirige Trump

La riforma è un’ottima notizia per le borse. Ma è il momento di combinare strategie alternative alla selettività dei titoli, sostiene Carlo Benetti di GAM.

23 Gennaio 2018 17:18
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La curva di Laffer sta conoscendo un nuovo periodo di celebrità. Nel dicembre del 1974 Art Laffer, giovane professore fresco di dottorato, illustrò a Dick Cheney, all’epoca vice capo dello staff del presidente Gerald Ford, la sua teoria in base alla quale dimostrò che il medesimo gettito fiscale poteva essere ottenuto con un’aliquota più alta su una minore base imponibile, ma anche con un’aliquota più bassa applicata a un imponibile più ampio.

Art Laffer dimostrò che se si desiderano più entrate fiscali conviene abbassare le tasse per stimolare la crescita dell’economia: in pratica la teoria del ‘meno tasse, più crescita’.



“Il taglio delle tasse è stato un rilevante successo politico di Donald Trump che proprio sabato scorso ha celebrato il primo anniversario dell’insediamento” ricorda, nell’Alpha e il Beta del 22 gennaio 2018, Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR.

“Un anniversario festeggiato con l’economia che gira a quattro cilindri e con continui record di borsa – aggiunge Benetti - La crescita dell’indice Dow Jones di circa 32%, dall’insediamento fino al 18 gennaio scorso, fa del primo anno di Trump il secondo migliore in assoluto dopo Franklin”.

L’attuale presidente americano è certamente un personaggio controverso, con tratti di personalità decisamente fuori dall’ordinario, ma non si può non riconoscere che in questo primo anno dal giuramento abbia fatto cose che sono piaciute alla borsa e non il contrario.

“Per le borse il taglio delle tasse è stata un’ottima notizia, ancora meglio l’aver lasciato perdere le misure protezionistiche contro Messico e Cina, o l’abolizione del Nafta, e poi, non ultimo, l’indebolimento del dollaro” puntualizza Carlo Benetti che, a proposito del biglietto verde, ricorda cosa sostiene Larry Hatheway, capo economista del Gruppo GAM: “È probabile che il dollaro andrà a testare la parte superiore della banda di oscillazione; con l’euro la parte alta è stimabile attorno a 1,25, la parte inferiore vicino a quota 1,15; non pensiamo di assistere a significative o durevoli rotture di questi livelli nella prima parte del nuovo anno”.

Tornando alla riforma fiscale, se pure non riuscisse a fornire lo sperato aumento del gettito fiscale ed è certo che peserà sul deficit federale, dovrebbe comunque riuscire a dare uno spunto di ulteriore crescita all’economia stimato tra 0,3% e 0,5% del PIL.

“Combustibile nel motore dei listini azionari che restano la nostra asset class preferita in termini relativi. Semmai è il momento di aumentare la selettività: piccole e medie capitalizzazioni in Giappone e Mercati Emergenti, aziende orientate al mercato interno in Europa” specifica Carlo Benetti secondo il quale, dal momento che i mercati sembrano puntare in una direzione (indicata da dollaro debole, crescita delle borse e delle obbligazioni societarie) una diversificazione allargata alle strategie alternative potrebbe rivelarsi un’arma efficace.

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Per strategie alternative Carlo Benetti indica gli strumenti long/short (per riuscire a puntare sia al rialzo che al ribasso), merger arbitrage (per sfruttare i disallineamenti del mercato, soprattutto, ma non solo, nelle operazioni di M&A) e rendimento assoluto (che cercano di generare rendimento in modo svincolato dal trend dei mercati).
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