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Carlo Benetti

Misure protezionistiche, il vero rischio da seguire con attenzione

La guerra commerciale scatenata negli anni ’30 dagli Stati Uniti dalle misure protezionistiche costituisce un precedente poco incoraggiante sul quale riflettere, spiega Carlo Benetti di GAM.

15 Marzo 2018 09:57
financialounge -  Carlo Benetti GAM Misure protezionistiche

“Non è l’esito elettorale italiano, né l’attuale incertezza sulla formazione del governo a costituire la principale preoccupazione per i mercati. La vera ombra che potrebbe allungarsi nelle prossime settimane viene dagli Stati Uniti, dalle misure protezionistiche su acciaio e alluminio. E’ questo il rischio da seguire con attenzione” tiene a precisare Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR nell’Alpha e il Beta del 12 marzo 2018.

IL PRECEDENTE DEGLI ANNI TRENTA


Il manager ricorda, infatti, un precedente poco incoraggiante che dovrebbe far riflettere: la vera e propria guerra commerciale degli anni ’30. La storia narra che nel maggio 1929 venne approvata da uno dei due rami del Congresso americano la legge che introduceva dazi su oltre 20.000 prodotti importati negli Stati Uniti (Hawley-Smoot Act). Sebbene non tutti gli storici dell’economia concordino con il fatto che quella legge fu il principale innesco del Grande Crollo dell’ottobre del 1929, è fuori di dubbio che le misure tariffarie ebbero un ruolo significativo nel deprimere il commercio internazionale e aggravare la crisi economica globale. Se alle incertezze politiche aggiungiamo la minore prevedibilità delle banche centrali, ecco allora che il quadro odierno rischia di diventare più scuro.

I FONDAMENTALI RESTANO SOLIDI


“I fondamentali, tuttavia, sono buoni – aggiunge Carlo Benetti - la crescita resta convincente e diffusa a livello globale e le banche centrali mostrano comunque un atteggiamento ancora accomodante per agevolare la crescita. Le previsioni sui profitti aziendali restano positive e così anche la nostra preferenza relativa alle azioni rispetto alle obbligazioni, più vulnerabili che in passato al cambio di gioco”.

PROFITTI EUROPEI IN ACCELERAZIONE


D’altra parte le azioni europee sembrano ben impostate a recuperare il gap rispetto a quelle americane. Infatti, se durante i cicli precedenti emergeva una più stretta relazione tra i profitti europei e quelli americani rispetto a quella attuale, è altrettanto vero che la crisi dell’Eurozona tra il 2010 e il 2012 ha inciso negativamente sui margini e sugli utili europei. “I profitti delle aziende europee mostrano ora una accelerazione grazie alla forza del ciclo economico sempre più convincente e superiore alle previsioni. Gli utili sono ancora oltre il 30% sotto ai livelli del 2007” sottolinea Carlo Benetti consapevole che sebbene le valutazioni delle Borse europee non possa essere definita conveniente, il rapporto Prezzo/Utili normalizzato incoraggia ad essere moderatamente ottimisti sull’azionario europeo.

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STRATEGIE ALTERNATIVE


Certo, ammette, il manager, quest’anno sarà meno agevole ricavare performance rispetto al 2017 ma affiancando alle strategie direzionali le ‘multi-asset class’ flessibili e ‘alternative’, ci si potrà assicurare fonti di rendimento indipendenti capaci di stabilizzare il portafoglio.
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