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Carlo Benetti

Fed, una scelta difficile tra troppa finanza e poca economia

16 Settembre 2015 13:02
financialounge -  Carlo Benetti Federal Reserve GAM profitti aziendali tassi di interesse volatilità
“Dalle condizioni monetarie favorevoli non sono derivati solo benefici: le imprese americane hanno preferito operazioni finanziarie come buy-back e operazioni di M&A (fusioni ed acquisizioni) piuttosto che investimenti in nuovi impianti e nuovi progetti industriali. E poiché sono soprattutto questi ultimi a favorire occupazione a maggiore valore aggiunto e competizione salariale, la loro debolezza non ha generato pressioni inflazionistiche. Insomma, troppa finanza e poca economia” precisa Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di GAM Italia Sgr, nel commento analitico L’Alpha e il Beta del 14 settembre.

Secondo il manager, se Warren Buffet, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, economisti premiati con il Nobel, commentatori del calibro di Martin Wolf, l’ex segretario al Tesoro Larry Summers, sono preoccupati delle conseguenze che il rialzo dei tassi USA potrebbe avere sulle economie emergenti e, di riflesso, sull’economia globale, ce ne sono altrettanti che propendono per la tesi opposta. Tra questi il segretario dell’OCSE, Angel Gurria, sostiene per esempio che le economie emergenti hanno avuto abbastanza tempo per prepararsi all’inversione dei tassi, almeno dalla primavera del 2013. Ignazio Visco, il governatore della Banca d’Italia, sottolinea invece che un rialzo dei tassi sarebbe in ogni caso la conferma di una economia sana, che cresce.

C’è dunque un partito sempre più nutrito che chiede il ritorno alla normalizzazione dei tassi per scoraggiare le opzioni finanziarie e indurre le aziende a cercare utili migliorando prodotti, processi, produttività. La Federal Reserve si muove dunque su un sentiero stretto: da una parte coloro che invocano il rialzo dei tassi per riportare l’economia in una situazione di normalità, dall’altra chi ricorda la fragilità della ripresa, l’assenza di pressioni inflattive e i rischi di una stretta monetaria «fuori tempo».

In attesa di conoscere le mosse della banca centrale americana, il mese di agosto ha ribadito ancora una volta come non esistano pranzi gratis: la volatilità dei mercati è infatti uguale per tutti. Appena la volatilità è balzata sopra la media e le decorrelazioni si sono affievolite, la risposta di alcune strategie flessibili è stata deludente, i multi-asset più aggressivi sono apparsi al di sotto delle attese: tuttavia le strategie flessibili a basso rischio hanno reagito meglio all’irrazionalità agostana.

“C’è però un elemento nuovo che rende oggi le cose più complicate a chiunque: i portafogli non hanno più a disposizione il porto sicuro delle obbligazioni di qualità. Fino a pochi anni fa quel porto garantiva rendimenti attorno al 3%, livelli ai quali ci si poteva facilmente adattare nell’attesa che la buriana terminasse. Oggi il «flight to quality» (l’acquisto di titoli ritenuti più solidi e sicuri) significa un parcheggio in rendimenti dello zero virgola o al massimo nel due per cento del decennale americano, in ogni caso un luogo pericoloso da abitare” puntualizza Carlo Benetti che constata poi un altro aspetto: anche gli utili societari negli Stati Uniti sono alti rispetto alla media storica e dunque, a meno di sorprese nella accelerazione della crescita in Europa e in Giappone, è lecito immaginare una loro evoluzione più flebile nei prossimi trimestri.

“Le valutazioni elevate negli Stati Uniti potrebbero essere causa di violenti sell-off come reazione a notizie negative riguardo al ciclo economico. La differenza nella fase del ciclo economico e nelle valutazioni rende l’Europa un’area ancora preferibile, per le azioni come per le obbligazioni di minore qualità (più rischiose ma perciò più remunerative): la congiunzione di euro debole, petrolio basso e condizioni monetarie accomodanti è favorevole per le società che emettono carta con merito di credito inferiore all’investment grade” sostiene Carlo Benetti che suggerisce di attrezzarsi perchè la volatilità sarà maggiore che in passato mentre i rendimenti potrebbero rivelarsi inferiori a quelli del recente passato.

“Proprio per questo restano preferibili le strategie multi asset caratterizzate da basso rischio e bassa volatilità, magari affiancate da strategie «long - short» (che, in unico portafoglio utilizzano sia posizioni al rialzo che posizioni al ribasso) che azzerino per quanto possibile la direzionalità del mercato. Un portafoglio non si completa con la somma di strumenti di investimento ma esige la partecipazione dell’investitore, la consapevolezza che la raffigurazione del quadro economico è ribaltata rispetto ad appena pochi anni fa, che il tempo dei rendimenti generosi è terminato, almeno per il prossimo futuro” conclude Carlo Benetti.
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