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Carlo Benetti

Un’economia a servizio dei bisogni e dei diritti per una crescita sostenibile

Una possibile strada per ritrovare una crescita sostenibile dopo la grande crisi consiste nell’adottare scelte etiche che riducano le forti diseguaglianze sociali.

24 Agosto 2016 09:48
financialounge -  Carlo Benetti crescita economica disuguaglianze sociali etica GAM

La leva etica può aiutare a ricomporre ciò che sembra non componibile, agevolando un nuovo modello di crescita sostenibile. Ne è convinto Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, che, nell’Alpha e il Beta del 22 agosto, sottolinea come i nostri comportamenti siano inevitabilmente condizionati anche dall’etica, dalla generosità, dall’altruismo.

“Nel 2009 in molti sostenevano che non si poteva sprecare l’occasione della crisi (scatenata dal fallimento della banca d’affari Lehman Brothers, ndr). La crisi, in senso tecnico, è stata risolta ma è illusorio pensare di ripartire dallo stesso paradigma, con le medesime regole. La sfida è l’elaborazione di un diverso modello di crescita, sostenibile, inclusivo, equo” spiega Carlo Benetti che ricorda come, sia l’OCSE che il Fondo Monetario da tempo stiano mettendo in relazione le disuguaglianze crescenti con la difficoltà di riprendere un virtuoso sentiero di crescita.
D’altra parte, le differenze tra ricchi e poveri non sono mai state così elevate dal secondo dopoguerra: basti pensare, in particolare, che il 10% dei più ricchi della popolazione dei paesi OCSE dispone di un reddito dieci volte superiore al 10% dei meno fortunati: negli anni ’80 questo rapporto era di 7 a 1.

“I salari reali più bassi sono aumentati più lentamente negli anni di crescita economica, sono precipitati negli anni del rallentamento. È un fenomeno che ha implicazioni anche politiche, perché tra i più colpiti dalla crisi crescono il rancore e la diffidenza, lì si forma il consenso a Brexit in Gran Bretagna, a Trump negli Stati Uniti, ai nazionalismi europei avversi alla moneta unica e all’Unione Europea” puntualizza Carlo Benetti secondo il quale, però, il punto di rilievo è la relazione osservata dagli economisti dell’OCSE (e del Fondo Monetario) tra crescita delle disuguaglianze e rallentamento dell’attività economica. Tra il 1985 e il 2005 l’aumento delle disuguaglianze in 19 paesi ha coinciso con una perdita di 4,7% di crescita cumulata.

“La diminuzione delle disuguaglianze, ovvero l’incremento dei redditi reali della classe media (quella che sostiene il grosso dei consumi) sembra dunque un elemento cruciale per la ripresa economica, un po’ come accadde nei ‘gloriosi trenta’, i tre decenni del secondo dopoguerra in cui l’allargamento della ricchezza alla classe media favorì l’espansione dei consumi e un impetuoso sviluppo economico” sostiene Carlo Benetti per il quale l’aumento dei redditi reali della classe media, quella più colpita dagli strascichi della crisi, deve essere perseguito con soluzioni innovative, come, per esempio, quelle formulate da Branco Milanovic, uno statistico economico specialista di sviluppo e disuguaglianze:

  • ampliare le opportunità di accesso al finanziamento alla classe media per iniziative imprenditoriali, accompagnandole con adeguate misure normative;

  • favorire l’accesso ai migliori livelli di istruzione anche ai ragazzi meno abbienti per far ripartire la mobilità sociale;

  • approfittare dei bassi costi di finanziamento per investire in infrastrutture: telecomunicazioni, impianti di energia rinnovabile, smart grid. Nelle economie emergenti, dove c’è surplus di risparmio, investire nelle infrastrutture tradizionali di ferrovie, strade, porti e aeroporti. E nell’istruzione superiore;

  • anche l’immigrazione costituisce un’opportunità di sviluppo come è stata nel XIX e XX secolo per l’America Latina e gli Stati Uniti. Certo, rispetto ad allora la questione presenta aspetti inediti ma è una sfida che la politica di paesi o aree dove l’età media è alta deve raccogliere e vincere.


“Il nuovo modello di crescita, ancora tutto da inventare, deve quindi tenere conto della teoria economica come della sociologia, della morale e della politica. Parlare di nuovo modello di sviluppo non può limitarsi ai soli punti di PIL e utili societari: la crescita coinvolge il benessere delle persone e delle comunità, le loro speranze, il loro futuro” conclude Carlo Benetti.
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