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Banca d'Italia

Banche, perché prendere in considerazione le obbligazioni subordinate

I risparmiatori possono guardare ai bond bancari subordinati: minori tutele ma con più rendimento mentre la qualità dell’emittente scongiura il rischio di default.

5 Maggio 2017 10:01
financialounge -  Banca d'Italia banche italiane Carlo Benetti GAM mercati obbligazionari NPL settore bancario

Per la costruzione di ‘reddito’ va assolutamente considerata l’opportunità di attenuare il rischio con strumenti flessibili. È uno dei temi ricorrenti nell’Alpha e Il Beta e Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, lo ribadisce anche nel commento del 2 maggio nel quale, riferendosi ai risparmiatori obbligazionari in cerca di alternative agli strumenti direzionali, ricorda di valutare la sottoscrizione della parte inferiore della struttura di capitale di aziende a elevato merito di credito: le minori tutele del risparmiatore dovrebbero essere compensate dal maggior rendimento mentre la qualità dell’emittente dovrebbe scongiurare il rischio di default (fallimento).

Un consiglio che prende corpo esaminando l’evoluzione della situazione bancaria europea, e più in particolare italiana. Il primo rapporto del 2017 della Banca d’Italia sulla stabilità finanziaria mette l’accento sulla riduzione dei rischi di deflazione che contribuiscono alla stabilità finanziaria. “Le sofferenze delle banche sono al minimo degli ultimi due anni mentre si intravedono gli effetti positivi derivanti sia dalle pulizie di bilancio che dalle cessioni di parte dei NPL (non performing loan).

In parallelo l’attività di erogazione del credito si sta riprendendo mentre rallenta la formazione di nuove sofferenze” sottolinea Carlo Benetti che ricorda come, sempre nel rapporto Bankitalia, grazie alla ripresa economica e ai bassi tassi di interesse, stia migliorando la capacità delle famiglie e delle imprese di rimborsare i debiti mentre i tassi di insolvenza sono tornati sui livelli prevalenti a metà dello scorso decennio.

Non solo, la quota delle famiglie finanziariamente vulnerabili rimane contenuta e quella delle imprese è in calo: per entrambi i settori l’impatto di un rialzo dei tassi di interesse sarebbe limitato secondo gli esperti della Banca d’Italia. Non deve quindi affatto stupire se gli analisti abbiano rivisto al rialzo le aspettative sugli utili mentre sono migliorati due rapporti tra loro complementari: il Core Equity Tier 1 e il Leverage Ratio, espressione del nocciolo duro del capitale della banca, il suo livello di qualità.

I rischi, tuttavia, permangono. La redditività del settore bancario europeo è ancora debole mentre un indebolimento della ripresa economica potrebbe avere ricadute molto negative sul settore. Relativamente al sistema bancario italiano, più nello specifico, restano sul tavolo sia le questioni di governance che la risoluzione dei crediti in sofferenza. Con riflessi però diametralmente opposti a seconda che si tratti di azionisti o obbligazionisti. “Quest’ultimi prestano denaro: acquistare un titolo obbligazionario significa prestare denaro a uno Stato o a una società.

Gli emittenti si impegnano a onorare il debito riconoscendo periodicamente al prestatore un interesse e restituendo il capitale alla scadenza concordata” puntualizza Carlo Benetti che, passando agli azionisti ricorda come la partecipazione al capitale della società, ne fa condividere i rischi industriali o commerciali, senza alcuna garanzia: le speranze di guadagno dell’azionista sono riposte sulle prospettive di crescita della società.

“L’azionista guarda al futuro, si nutre di aspettative, valuta le potenzialità di sviluppo della società. L’obbligazionista guarda invece al passato, alla robustezza della struttura di capitale, ne valuta la solidità, se sia adeguata o meno a onorare gli obblighi (obbligazioni) contratti” conclude Carlo Benetti.
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