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Carlo Benetti

Ai cinesi sembra di vivere un nuovo Rinascimento

La Cina è ad una svolta epocale: il 19° Congresso del Partito ha aperto una nuova fase al ruolo della seconda economia più grande del mondo nel contesto internazionale.

1 Novembre 2017 08:00
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La fiducia al mercato azionario cinese è corroborata dal rallentamento della formazione di nuovo credito, da controlli più severi sui movimenti dei capitali, dalla ricostituzione delle riserve valutarie della banca centrale.

Nel breve termine, invece, i rischi sono i medesimi delle economie avanzate: tensioni con la Corea del Nord, eventuali sorprese dal lato dei prezzi e tassi più alti prima del previsto.

Sono queste, in estrema sintesi, le conclusioni a cui giunge Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, nell'Alpha e il Beta del 30 ottobre 2017 tutto focalizzato sulla Cina e su quanto emerso nel 19° Congresso del Partito Comunista Cinese.

Secondo Carlo Benetti, l’esposizione anche alle azioni emergenti e cinesi in particolare coglie il momento favorevole di queste economie e apporta benefici ai portafogli ben diversificati.

Un momentum positivo in cui i cinesi mostrano l’orgoglio di vivere quello che sembra un nuovo Rinascimento, analogia tutt’altro che casuale con il movimento artistico e culturale che si sviluppò a Firenze alla fine del Quattrocento e si estese in tutta Europa.

“Con la fioritura economica, politica e culturale, si diffonde tra i cinesi, soprattutto tra i giovani, un sentimento nuovo, quello di essere testimoni anzi, protagonisti, di un periodo tra i più felici nella storia moderna del loro paese”, puntualizza Carlo Benetti, secondo il quale la Cina di oggi è a una svolta epocale.

Il Congresso ha mostrato il volto di una nazione compresa nel suo ruolo, forza tranquilla che rivendica il posto che ritiene la Storia le abbia assegnato. Con una strategia ben precisa. Il programma OBOR, One Belt One Road, estende l’influenza cinese in Asia, Africa e Europa. Infrastrutture e denaro in cambio di influenza politica e militare in Asia e Africa, di influenza commerciale in Europa.

Il tutto mentre l’economia continua a crescere: il Fondo Monetario rivede al rialzo le stime di crescita della Cina, 6,7% per l’anno in corso e 6,4% per il 2018 Per quanto riguarda invece i problemi, Zhou Xiaochuan, il governatore della People’s Bank of China (la banca centrale del paese) è stato estremamente franco: l’economia cinese rischia che il proprio sistema finanziario possa collassare sotto il peso del suo stesso debito.

Sotto accusa i livelli non più sostenibili del debito privato, con il sistema creditizio al di fuori del canale bancario, lo shadow banking, che mette seriamente a repentaglio la stabilità del sistema finanziario.

L’enorme espansione che ha avuto luogo dopo la crisi del 2015 ha portato il credito non finanziario al 300 per cento del PIL: per il Fondo Monetario lo shadow banking nel 2016 è cresciuto di un ulteriore 27%.

“Le cose sono cambiate con l’intervento del governo finalizzato alla riduzione dei rischi di sistema. Guo Shuqinq, presidente della commissione di controllo sul sistema bancario, ha tirato i freni all’inizio del 2017, ha rallentato lo sviluppo del credito parallelo e raffreddato il mercato immobiliare. La trasformazione di parte del debito in capitale azionario ha abbassato i livelli di indebitamento delle società e degli NPL del sistema bancario”, spiega Carlo Benetti, specificando inoltre che la drastica riduzione dello shadow banking mette in difficoltà le società private più piccole, cresciute grazie al credito parallelo, mentre le grandi società a capitale pubblico, le SOE (State-Owned Enterprise), non hanno implicazioni dal momento che i loro canali di finanziamento sono con le Big-Five, le grandi banche pubbliche.

In ogni caso, la seconda più grande economia del mondo deve continuare a crescere, magari con un ritmo più lento ma equilibrato.

Soprattutto, deve cambiare il rapporto dei contributori, da quello dell’industria pesante e degli investimenti pubblici a quello dei consumi e servizi: hanno già superato il 50% del PIL, ma l’obiettivo è arrivare a circa tre quarti, il livello che servizi e consumi hanno nelle economie avanzate.

Da segnale che l’agenzia di rating Moody’s è stata tra i primi a riconoscere gli effetti stabilizzatori delle nuove misure sui rischi sistemici, e a fine luglio ha alzato il suo outlook sul sistema bancario cinese da negativo a stabile. E, come sottolinea Michael Lai di GAM, “dopo cinque anni di deflazione, questo scenario di reflazione ha potenziale ancora da esprimere”.
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