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Carlo Benetti

Il 2017 potrebbe costituire un punto di svolta

Parecchi indizi farebbero pensare che il 2017 possa registrare un punto di svolta con politiche meno austere e più votate a investimenti, crescita, e occupazione.

30 Novembre 2016 09:52
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Mentre il 2016 si avvia a concludersi, si possono riconoscere segnali che potrebbero fare del 2017 un nuovo anno di svolta. Lo sostiene, nell’Alpha e il Beta del 28 novembre 2016, Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, che, nella sua analisi, comincia dai tre aspetti con cui faremo i conti.

In primis, il 2017 potrebbe costituire il punto di svolta dall’espansionismo monetario a quello fiscale. Dopo otto anni di Quantitative Easing i bilanci delle quattro maggiori banche centrali è balzato da 6.000 miliardi a 18 mila miliardi di dollari, peraltro concentrati soprattutto nei titoli di Stato dei propri paesi.

Inoltre, mentre in estate i tassi di interesse hanno toccato punti (in negativo) ai minimi storici, Donald Trump (il cui programma elettorale è basato sull’espansione fiscale) e i governi europei (alle prese con la competizione elettorale che vedono agitarsi i partiti nazionalisti e i movimenti anti europei) sembrano orientati a discutere di investimenti, crescita, e occupazione.

In secondo luogo, come ha commentato Larry Hatheway, Capo economista di GAM, la piena occupazione dell’economia americana, l’accelerazione dei salari, le probabili misure di stimolo fiscale annunciate dalla nuova amministrazione, faranno pressione sulla Fed costringendola, con tutta probabilità, a muoversi con maggior aggressività nell’adeguare i tassi a breve, e i prezzi non hanno ancora pienamente scontato il fenomeno.

In terzo luogo, emergono segnali in base ai quali il 2017 possa essere un anno di svolta per i titoli finanziari. La deregolamentazione indicata dal neo presidente Trump costituisce, nell’immediato, un vantaggio immediato per il settore finanziario che, peraltro, dovrebbe beneficiare di una inclinazione dei tassi di mercato (quelli a medio lungo termine dovrebbero crescere di più rispetto a quelli a breve) e di una maggiore crescita economica che, di solito, significa una maggiore attività creditizia.

“Uno scenario che restituirebbe finalmente valore aggiunto all’attività di selezione e all’approccio di tipo bottom up (cioè dei singoli titoli) grazie all’analisi dei fondamentali delle società” spiega Carlo Benetti, che non cambia idea sull’azionario, nonostante le forti incertezze circa le implicazioni dello scenario, le valutazioni non certo a buon mercato e tassi che tornano a crescere: il manager, si aspetta che prosegua la rotazione settoriale a favore dei titoli ciclici, finanziari, health care e il settore della difesa.

Infine, se la raccomandazione sui mercati emergenti è improntata sulla ‘selettività’ e le obbligazioni sono al loro punto di svolta, il dollaro americano sembra destinato a proseguire il percorso di rafforzamento almeno dei confronti delle divise le cui banche centrali proseguono con politiche monetarie accomodanti e delle valute emergenti.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da GAM

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