Contatti

correzione di borsa

Attenzione, finora è solo una correzione sfiorata

A Wall Street il ribasso non ha superato il 10% rispetto ai massimi e poi è stato seguito da un violento rimbalzo. Paradossalmente la situazione sembra più pesante in Europa, dove il cammino verso la normalità monetaria è più complicato.

7 Febbraio 2018 09:10
financialounge -  correzione di borsa Morning News Wall Street

La storia non si ripete ma sa parlare in rima, pare che abbia detto Mark Twain. Finora sembra una fotocopia di fine agosto 2015. In termini di punti, tra venerdì e lunedì il Dow Jones ha sofferto di più, ma in percentuale è stato più o meno lo stesso. Poi di mercoledì arrivò uno spettacolare rimbalzo, certificato il giorno dopo da una robusta revisione al rialzo del PIL americano del secondo trimestre di quell’anno che sistemò definitivamente le cose. Oggi come allora il VIX, l’indice che misura la volatilità e la tensione dei nervi sul mercato, è schizzato a 50 per poi rapidamente rientrare. Una sbandata lampo allora, oggi (per ora) una correzione sfiorata. Per poter utilizzare correttamente quel termine bisogna infatti avere un ribasso di almeno il 10% rispetto ai massimi recenti.

APPROFONDIMENTO
Correzione o solo una pausa?

E ancora non ci siamo. Anzi abbiamo visto un rally poderoso. A differenza di due anni e mezzo fa non ci sono dati importanti americani in arrivo in settimana. Ma sono in calendario ben tre interventi pubblici di esponenti della Fed equamente distribuiti tra oggi, domani e dopodomani, venerdì. Sono anche un test della nuova gestione targata Jay Powell, appena insediato. Segnaleranno uno scampato pericolo, come fece allora di mercoledì, a mercati chiusi, il capo della Fed di New York William Dudley? Oppure lasceranno al mercato il compito di trarre le conclusioni?

La cosa paradossale è che tutto è iniziato a Wall Street, ma alla fine l’onda d’urto è stata più violenta in Europa, dove le Borse a gennaio avevano corso di meno. Il fatto è che mentre in America il cammino verso la normalizzazione monetaria, vale a dire tassi di interesse coerenti con un’economia in piena ripresa, è a buon punto, in Europa deve ancora essere iniziato. E i problemi non mancano per Mario Draghi. Da una parte ci sono i tedeschi che spingono perché si decida a cominciare ad alzare i tassi, dall’altro l’euro forte riduce i margini di manovra per uscire dallo stimolo.

APPROFONDIMENTO
Azioni, vendere troppo presto può costare caro

E poi ci sono le incognite politiche, dalle elezioni in Italia, al lunghissimo percorso per la formazione di un governo in Germania, ai segni di scollamento dell’Unione a Est, fino allo stallo della Brexit. Negli USA invece la strada sembra abbastanza tracciata per il nuovo capo della Fed Powell, e la curva dei tassi che si irripidisce con la scadenza a 30 anni che ha recuperato il 3%.
Share:
Trending