Federal Reserve
USA: dalla Fed arrivano segnali forti, ma a scoppio ritardato
La Federal Reserve manda segnali forti ma lo fa in ritardo di quasi un mese e prende in contropiede i mercati sollevando nuovi dubbi sulla sua affidabilità.
6 Aprile 2017 10:50
Allora. La maggioranza dei component del Federal Open Market Committee (l’organismo della Federal Reserve che interviene sui tassi di interesse USA) ritiene che stia arrivando il momento, a partire da quest’anno, di cominciare a far fuori qualcosa della montagna di asset accumulate negli anni del quantitive easing, che hanno portato il bilancio della Banca Centrale Americana al livello mostruoso di 4,5 mila miliardi di dollari.
Non solo, alcuni membri del FOMC (quanti?) ritiene che i prezzi delle azioni americane abbiano raggiunto livelli “piuttosto elevati”. Sono due informazioni decisamente price sensitive, contenute nei verbali della riunione di metà marzo quando il FOMC ha deciso di fare lo strascontato quartino (rialzo dello 0,25% dei tassi) nella totale indifferenza dei mercati.
Quella riunione fu seguita da una conferenza stampa di Janet Yellen, come sempre quando si toccano i tassi dei Fed Fund. Che tuttavia non aveva sentito la necessità di renderle pubbliche né nel comunicato né parlando ai giornalisti. Quasi un mese dopo la “bombetta” viene sganciata a Wall Street aperta, che reagisce facendo la più forte inversione infra-day da 14 mesi, più di 200 punti di Dow Jones.
Non è la prima volta che la Fed di Janet Yellen fa errori di comunicazione. Quelli precedenti, come lo spettacolare abbaglio preso a fine 2015 quando promise 4 rialzi nel 2016 per farne solo uno un anno dopo, sono stati soprattutto di contenuto, vale a dire una guidance che poi si è rivelata del tutto fallace.
Quello fatto la sera del 5 aprile sembra un errore di modalità. Perché tenersi per sé per quasi un mese informazioni vitali per il mercato e renderle pubbliche solo un mese dopo nascoste dentro le minute? La reazione del mercato non è chiarissima. La prospettiva di vendite di asset, che poi sono sostanzialmente bond del Tesoro e altre securities legate ai mutui, avrebbe dovuto impattare il T-bond, che invece si è mosso in modo non-intuitivo, rendimento in calo e prezzo in rialzo. Mentre l’impatto è stato forte sulle azioni, prima in USA e poi in Asia. Vediamo l’impatto nei prossimi giorni, certo questa Fed continua a sollevare giganteschi punti interrogativi.
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