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Un tweet di Trump può affossare un titolo? Non proprio…

Il Wall Street Journal ha confezionato un indice per misurare le performance azionarie delle aziende citate nei tweet di Trump: ecco i risultati.

24 Febbraio 2017 13:03
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Basta un tweet critico di Trump a provocare il crollo in borsa di un’azienda? Secondo il Wall Street Journal, la risposta è no. Il quotidiano americano ha realizzato un indice apposito (il Trump Target Index) per valutare l’andamento delle azioni di 12 aziende criticate dal presidente Trump su Twitter.

Secondo lo schema individuato dal WSJ, nella maggior parte dei casi analizzati, subito dopo il tweet negativo del presidente, il titolo subisce effettivamente una sbandata. Ma a medio termine si nota come le azioni dell’azienda ricomincino a salire, fino a fare meglio di almeno un paio di punti percentuali dell’indice S&P 500, che racchiude le 500 aziende USA a maggiore capitalizzazione quotate a Wall Street.

È il caso della Boeing. Il 6 dicembre 2016 Trump minaccia di cancellare l’ordine del nuovo Air Force One a causa dei “costi fuori controllo”. Subito dopo il titolo subisce un leggero calo, ma nelle settimane successive riesce a superare l’indice S&P 500.

https://twitter.com/realDonaldTrump/status/806134244384899072

Altri, come la Toyota, bacchettata via Twitter per l’intenzione di costruire nuovi modelli in Messico, hanno effettivamente subito un tonfo delle azioni. Tuttavia, il Trump Target Index del WSJ dimostra che l’aggregato delle 12 aziende citate da Trump (prevalentemente in campagna elettorale) ha fatto meglio della media dei mercati statunitensi.

Secondo George Schultze, esperto interpellato dallo stesso WSJ, “risultati finanziari e proiezioni sono più importanti di qualsiasi cosa qualcuno dica in un tweet”. Una considerazione sicuramente saggia. Ma come dimostra l’app Trump trigger, nata per inviare un alert ogni volta che Trump cita su Twitter una società quotata in borsa, negli USA l’attenzione per l’attività social del presidente (seguito da 20 milioni di persone su Twitter) è molto elevata.

In definitiva, a quanto pare non basta l’opinione dell’uomo più potente del paese per incidere sui rendimenti, come dimostra il caso Nordstrom. La catena di abbigliamento, rimproverata da Trump per il trattamento riservato alla figlia Ivanka, ha guadagnato 450 milioni in Borsa nel giro di due giorni e in seguito ha stabilizzato la crescita.

General Motors, a differenza di Toyota, ha invece visto un apprezzamento delle azioni dopo il tweet incendiario di Trump. E lo stesso vale per Apple e Amazon, finite nel mirino di The Donald durante la campagna elettorale.

https://twitter.com/realDonaldTrump/status/700796528844103680

Senza contare poi, ironia della sorte,  stessa: nonostante l’effetto Trump, che utilizza il social come un’agenzia di stampa, l’azienda ha perso il 12% in borsa nell’ultimo trimestre del 2016. Forse, in definitiva, ha ragione l’esperto interpellato dal Wall Street Journal.
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