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Tori, orsi, cigni & Co. I significati degli animali della finanza

Il linguaggio della finanza è ricco di animali con un significato ben preciso. Ecco quelli più importanti: dal toro all’orso, passando per rinoceronti e… polli.

di Antonio Cardarelli 5 Luglio 2018 07:00
financialounge -  animali finanza Jerome Powell Mario Draghi

Tori, orsi, falchi, colombe, rinoceronti e unicorni. C’è un solo posto in cui è possibile trovare tutti questi animali, più o meno fantastici: la finanza. Già ai primi del Novecento l’economista britannico John Maynard Keynes parlava di “spiriti animali” per descrivere le emozioni che muovono l’economia e l’imprenditoria. Oggi, invece, non è raro sentire nomi o aggettivi legati al mondo animale per descrivere una politica economica o l’andamento del mercato. Frasi come “Mario Draghi ha tenuto un atteggiamento dovish” oppure “i falchi tedeschi premono per la fine del Quantitative Easing”, o ancora i classici mercati “toro” o “orso”, senza dimenticare la paura per un “cigno nero” in grado di scuotere i mercati. Senza la pretesa di stilare un elenco definitivo di questi termini (la lingua italiana continua a evolversi e arricchirsi con definizione di origine anglosassone), abbiamo messo a punto una breve guida per orientarsi nello “zoo della finanza”.

TORI E ORSI


“Dopo nove anni di mercato toro i mercati potrebbero correggere” è una delle frasi più in voga in questo periodo. Al netto della discussione sulla possibile correzione, in questo caso ci interessa dire che per mercato “toro” (bull market in inglese) si intende semplicemente un mercato rialzista, che cioè continua a viaggiare con il segno più. Al contrario, per mercato “orso” (bear market) si intende un mercato ribassista, in cui i titoli perdono valore per un certo periodo tempo. Trattandosi di due animali iconici per i mercati, le spiegazioni sulla loro origine sono diverse. Quelle più in voga riguardano il modo di attaccare. Il toro incorna dal basso verso l’alto, quindi con un movimento rialzista. L’orso, invece, usa gli artigli dall’alto verso il basso, con un movimento ribassista che – metaforicamente parlando o no - fa molto male. Inutile dire che la preferenza degli investitori sia per il toro, a meno che non si scelga una strategia short (ma questa è un’altra storia…). Non a caso a Wall Street c’è una statua di un toro realizzata da uno scultore italiano. I tedeschi, con piglio più fatalista, hanno invece piazzato davanti alla Borsa di Francoforte sia l’orso che il toro. A Milano, come noto, c’è il dito medio di Cattelan.

Conti alla Rovescia - Puntata 11 - Le strategie long/short


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FALCHI E COLOMBE


Secondo gli osservatori il nuovo governatore della Federal Reserve (la banca centrale USA) ha tenuto un atteggiamento “hawkish”. Ciò non vuol dire che Jerome Powell si sia presentato in conferenza stampa con un falco sul braccio (hawk=falco in inglese). Semplicemente ha mostrato di essere favorevole al rialzo dei tassi d’interesse, avviando una politica monetaria più aggressiva - con 4 rialzi nel 2018 - e quindi più simile al comportamento del falco. Mario Draghi, governatore della Banca centrale europea, nonostante il cognome battagliero, finora ha invece tenuto un comportamento “dovish”(dove=colomba in inglese). Un atteggiamento che richiama la pace simboleggiata dalla colomba. E che in economia significa mantenere i tassi bassi per favorire la crescita dell’economia pur esponendosi al rischio di un aumento incontrollato dell’inflazione. Per il momento, quindi, la colomba solitaria Draghi ha tenuto in gabbia i falchi tedeschi e del Nord Europa, anche se il QE terminerà a dicembre.

IL CIGNO NERO


Qualcuno ricorderà la trasmissione “La zingara”, in onda su Rai Uno verso la fine degli anni ’90. Consisteva più o meno nello scegliere delle carte-premio cercando di evitare la temibile “luna nera” che metteva fine al gioco. Ecco, il “cigno nero” è qualcosa del genere: arriva quando meno te lo aspetti e provoca un terremoto sui mercati. Reso famoso da un libro scritto da Taleb Nassim, il “cigno nero” in ambito finanziario può assumere diverse forme. L’esempio classico è la crisi asiatica del 1997, o ancora la bolla delle dot com del 2000, oppure l'11 settembre. Essendo per sua natura imprevedibile, l’unico modo per difendersi dal cigno nero (in inglese black swan) è avere un portafoglio di investimento diversificato e decorrelato, ovvero i cui titoli siano in grado di muoversi in direzioni diverse per ridurre il rischio. A proposito: il 19 ottobre 1987, noto come “il lunedì nero di Wall Street” Nassim ha guadagnato circa 70 milioni di dollari. Cigni neri che non sono prevedibili dai "corvi", animale che in economia identifica i profeti di sventure. Un uccello in qualche modo assimilabile a un altro pennuto, il "gufo", che in più si impegna a promanare energie negative affinché il disastro avvenga.

Mario Draghi costretto a tenere insieme l’Europa da solo


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UNICORNI E RINOCERONTI


Creatura leggendario dal corpo di cavallo e con un corno a spirale in mezzo alla fronte, l’unicorno è entrato recentemente nel gergo degli economisti. Lo ha fatto con l’avvento della new economy, e in particolare con quello delle start-up. Un unicorno, infatti, non è altro che una start-up non quotata in Borsa e valutata almeno un miliardo di dollari: una sorta di creatura mitologica. L’ultimo unicorno a sbarcare a Wall Street è stato Spotify (qui un elenco dei prossimi) perdendo così lo status di società non quotata, mentre resistono ancora, tra gli altri, Uber e AirBnB.
Come gli unicorni, anche i rinoceronti grigi hanno un corno sul muso, ma nel settore finanziario le due creature hanno ben poco in comune. Con il termine “rinoceronte grigio”, infatti, si intende un evento dirompente – e negativo – che a differenza del “cigno nero” è in qualche modo prevedibile. In pratica, il rinoceronte grigio, essendo ingombrante e pesante, avverte del suo arrivo. Anche se di solito nessuno fa niente per fermarlo, come successo in occasione della crisi finanziaria del 2008.

Cina: occhio al “rinoceronte grigio”, rischio prevedibile ma sottovalutato


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ELEFANTI E SQUALI


Altrettanto ingombrante e poco aggraziato è l’elefante, animale associato agli investitori istituzionali e in particolare ai grandi fondi pensione e assicurativi. Un loro passo fa rumore, ed è in grado di cambiare la percezione del mercato riguardo un determinato titolo o asset. Quando invece si parla di squali, non può non venire in mente Gordon Gekko del film “Wall Street-Il denaro non dorme mai” di Oliver Stone. E in effetti la definizione calza a pennello per il raider senza scrupoli interpretato da Michael Douglas.

BUOI… MA NON POLLI


Si parla di “parco buoi” per indicare una massa di investitori che non sa bene dove mettere i propri soldi. Spesso seguono i trend indicati da qualche personaggio più in vista e tendono, alla fine, a investire nello stesso modo (anche se in questo caso l’animale di riferimento diventa la pecora, perché si parla di “effetto gregge”). Senza le indicazioni giuste – ad esempio da un consulente di fiducia – e una buona infarinatura in materia economica, il passo da buoi ad altri animali meno nobili è breve e probabile. L’importante, insomma, è sapere in cosa si investe per non fare la figura dei polli.
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