Contatti

beni rifugio

Titoli di stato USA, uno degli ultimi beni rifugio utile in caso di criticità

I titoli del Tesoro USA sono tra i pochi, tra i paesi industrializzati, che offrono un certo rendimento e ad essere solidi dal punto di vista patrimoniale.

22 Agosto 2016 10:09
financialounge -  beni rifugio mercati obbligazionari Pictet titoli di stato treasury USA

L’investimento in titoli di stato dei paesi industrializzati si è rivelato uno dei più proficui in questo difficile 2016. Da inizio anno al 17 agosto scorso, l’indice JPMorgan globale (rappresentativo dei titoli di stato dei principali paesi sviluppati) mostra un +7,3% in euro, il JPMorgan Germania (titoli di stato tedeschi) un +6,4%, il JPMorgan Giappone (titoli di stato nipponici) +22,2%, il JPMorgan USA (titoli di stato americani) +1,7%. Performance che hanno spinto i rendimenti dei titoli di stato su livelli ai loro minimi storici e, in molti casi, in territorio negativo. I rendimenti dei titoli governativi decennali sono, attualmente, al -0,08% in Germania, al -0,09% in Giappone, allo 0,55% nel Regno Unito e all’1,54% negli Stati Uniti.

Secondo gli esperti di Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity, le valutazioni correnti delle emissioni governative dei mercati avanzati restano piuttosto tirate. Oltretutto, in molti casi, i prezzi sono aumentate ancora (e i rendimenti, che si muovono in direzione opposta, si sono ulteriormente ridotti) dopo il referendum britannico sulle aspettative di ulteriori interventi di politica monetaria volti a mitigare gli impatti economici della Brexit.

“Confermiamo quindi il nostro posizionamento sull'asset class, ovvero un generale sottopeso che esclude però i Treasury USA. Infatti solo la curva dei tassi statunitense offre tuttora un valore residuo nel segmento a lunga scadenza, che per noi rappresenta uno degli ultimi beni rifugio utile in caso di criticità, come quella rappresentata dal settore bancario italiano. In mancanza di una soluzione alla questione dei crediti inesigibili potremmo infatti assistere a una generale fuga dagli asset rischiosi” fanno sapere i professionisti della PSU, sebbene non ritengano chiarissima la situazione dei Treasury a lunga scadenza alla luce del crollo dei rendimenti registrato nel corso del mese.

“Tale sviluppo si deve ai continui progressi dei fondamentali dell'economia USA. L'accelerazione della crescita e l'aumento dei consumi compensano abbondantemente ogni debolezza dell'attività manifatturiera. Migliora anche la crescita salariale. I parametri della Fed indicano che i salari aumentano del 3,6% annuo, un livello ampiamente in linea con il target della banca. Ciononostante, il mercato sconta una probabilità di inasprimento di appena il 28% in settembre e solo del 50% in dicembre. A fronte della solidità dell'economia, della robustezza del mercato del lavoro e dell'aumento degli utili, la Fed potrebbe risultare 'dietro la curva' ed essere infine costretta a intervenire per frenare l'accelerazione dell'inflazione. Si potrebbe quindi verificare una situazione in cui l'inclinazione della curva dei Treasury subirebbe un netto aumento e la politica della Fed avrebbe sempre meno influenza sul tratto a lunga scadenza” spiegano gli esperti della PSU secondo i quali, al fine di mitigare questo rischio, si potrebbe cercare protezione tramite obbligazioni indicizzate all'inflazione.

Intanto, i professionisti della PSU hanno ridotto a livello neutrale l'esposizione al debito emergente in valuta forte e hanno portato a una sovra ponderazione più modesta il segmento high yield USA dopo le ottime performance degli ultimi mesi. Sul fronte valutario, infine, la PSU non ha apportato modifiche, confermando, fra l'altro, il sottopeso dello yen, che potrebbe risentire di un ampio pacchetto di stimoli in Giappone.
Trending