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Si chiama FinTech e ci cambierà la vita

La tecnologia applicata alla finanza ha fatto passi da gigante sui mercati finanziari, ma non per la gente comune. Ma la rivoluzione è in arrivo.

5 Settembre 2016 00:01
financialounge -  finanza fintech internet settore tecnologico

Quando si parla di finanza si pensa a qualcosa di oscuro, magari losco, sicuramente complicato e non alla portata delle persone comuni. Algoritmi che consentono di scommettere miliardi impiegando solo qualche centinaia di migliaia di soldi veri, magari mettendo a rischio i risparmi di decine di milioni di persone, come accade quando scoppiano le cosiddette bolle, come quella causata dal crac di Lehman Brothers nel 2008.

Tuttavia ci si dimentica che è stato grazie alla finanza che è stato possibile diffondere benessere e ricchezza a strati sempre più ampi di popolazione negli ultimi 70-80 anni nel mondo industrializzato.
Un sistema pensionistico, ad esempio, non può funzionare senza finanza, ma senza finanza non possono esistere neanche le reti di grande distribuzione, che hanno rifornito di generi alimentari, di abbigliamento e di prima necessità le ultime quattro generazioni a prezzi sempre più bassi e con qualità sempre migliore.
Senza finanza non esistono mutui per comprare casa o finanziamenti per acquistare automobile e frigorifero.

Insomma, per almeno mezzo secolo la finanza è stata uno dei motori più potenti della crescita economica.

Da un decennio a questa parte il meccanismo si è inceppato. Potremmo andare indietro anche di più diciamo fino alla bolla dei prezzi azionari di Internet esplosa nel 2000. E oggi la finanza è vista come un fattore che distrugge ricchezza, invece di crearla. E se la crea, lo fa per pochi, a danno di molti.

Secondo alcuni studi recenti questo è dovuto al fatto che il grande sviluppo tecnologico che ha rivoluzionato le nostre vite non ha toccato la finanza, che è rimasta quella di 20 o più anni fa. A differenza di quello che è successo nelle comunicazioni, con internet e i telefonini. Oppure con il commercio, che è diventato elettronico con conseguenze positive sui prezzi.

Uno di questi studi calcola che il costo d’intermediazione di un dollaro americano, per qualunque tipo di transazione, dal pagamento di un assegno o di un bonifico al prelievo con la carta di credito, sia rimasto negli ultimi 130 anni intorno a due centesimi, vale a dire il 2%. Praticamente, con tutta la tecnologia che si ha a disposizione, le transazioni finanziarie costano tanto quanto costavano quando tutto andava trascritto a mano e poi spedito per posta alla fine del 1800.

È vero che ci sono stati i big bang, le grandi innovazioni tecnologiche che hanno impattato i mercati finanziari, ma il beneficio non è arrivato alle masse. Qual è il motivo? Uno molto importante è che la finanza è un settore estremamente regolato, forse il più regolato del mondo, e per nuovi operatori entrare è difficile. Infatti le grandissime banche del mondo portano ancora i nomi che avevano uno o due secoli fa.

La regolazione è una protezione per i risparmiatori, ma è anche una muraglia cinese che protegge chi è dentro e tiene fuori chi è fuori. Lo stesso mestiere che fa una banca potrebbe farlo una grande società di comunicazione mobile, come Apple ad esempio. Ma il colosso informatico preferisce fornire ai suoi utenti le app necessarie per fare i pagamenti in mobilità, passando comunque per le banche.

La rivoluzione distruttiva che la tecnologia ha portato in così tanti settori finora non ha toccato la finanza. Ma ora è in atto un movimento che si chiama FinTech, e che si propone di portare anche nella finanza di massa i benefici della rivoluzione tecnologica. Come ad esempio i prestiti peer-to-peer. Di che si tratta? È come eBay. C’è una piattaforma online: da una parte c’è chi vende qualcosa, dall’altra chi la compra. Solo che si tratta di denaro e non di Hi-Fi.

Certo, servono garanzie e trasparenza. Ma la tecnologia oggi a disposizione può provvedere. Bisogna solo che i regolatori comincino a occuparsi anche di questo e non si concentrino solo sul fatto che le banche che esistono già abbiano abbastanza capitale per far fronte a una crisi improvvisa. In tutti i settori nuovi ingressi di operatori innovativi hanno rivoluzionato o stanno rivoluzionando il mondo, dalle comunicazioni, alla mobilità, al commercio, al turismo e all’immobiliare. Forse è arrivato il momento di cominciare anche con la finanza. Per farla tornare quella leva potente di crescita economica che era una volta.
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