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Gli sforzi di Draghi per piegare l’euro

Ha speso tutta la sua capacità persuasiva per convincere che non è il caso di essere rialzisti sull’euro, già abbastanza forte per un’economia europea che sta un po’ rallentando.

26 Aprile 2018 16:44
financialounge -  BCE euro Mario Draghi petrolio

Qualcuno temeva che alla conferenza stampa seguita al Board della BCE il presidente Draghi non si mostrasse abbastanza ‘colomba’ e rischiasse di far fare all’euro ulteriori passi avanti sul dollaro. E Draghi ce l’ha messa veramente tutta, come suo solito, per non sembrare un falco. Avanti con il QE fino a che necessario, tassi zero o sotto per molto tempo ancora, c’è ancora bisogno dello stimolo monetario per avvicinarsi al target dell’inflazione collocato “sotto ma vicino” al 2%. E nell’immediato c’è anche riuscito. La moneta unica viaggiava intorno a 1,22 e anche un soffio sopra prima della sua conferenza stampa, ma poi si è portata a ridosso di 1,21, non male come escursione nell’arco di un’ora e poco più per il cross più importante del Forex.

UN EURO FORTE FRENA L’INFLAZIONE


Il problema di Draghi è ovviamente che un euro troppo forte, oltre a penalizzare le esportazioni e in ultima analisi la performance dell’economia europea, avrebbe anche l’effetto di costituire una diga contro l’inflazione, che invece la BCE vuol vedere risalire. Una moneta unica forte sul dollaro infatti impedirebbe di ‘imbarcare’ inflazione dall’esterno, facendo anche da calmiere sul prezzo delle materie prime, a cominciare dal petrolio, il cui prezzo si fa in dollari. A favore di Draghi però non si sta invece muovendo il rendimento del T-bond americano a 10 anni, che dopo aver bucato il livello del 3% al rialzo sta rientrando poco sotto quella che è stata definita la ‘soglia del dolore’.

ANCHE IL PETROLIO REMA CONTRO


Rendimenti elevati sui titoli di Stato, infatti, rendono attraente per l’investitore la valuta in cui sono denominati. E se il T-bond rende il 3%, il benchmark europeo, il bund tedesco, paga solo lo 0,6% sempre sulla distanza dei 10 anni. Sempre a sfavore di Draghi e di un euro più debole gioca anche il petrolio che, muovendosi in direzione opposta rispetto al dollaro, con la sua forza fa da calmiere al biglietto verde tenendolo relativamente basso.
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