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Risparmio gestito, il campanello d’allarme delle gestioni retail

Probabile che tra le principali cause del calo delle adesioni alle gestioni di portafoglio retail vi siano le prospettive delle implicazioni della futura MIFID II.

25 Ottobre 2017 11:36
financialounge -  consulente finanziario italia MiFID II raccolta netta risparmio gestito

In un mese ancora più che positivo per l’industria italiana del risparmio gestito (con una raccolta netta di sistema pari a 3,6 miliardi di euro e un nuovo picco del patrimonio complessivo in gestione a 2.046 miliardi) c’è un dato in controtendenza che fa riflettere: le gestioni di portafoglio dedicate al pubblico retail hanno registrato un saldo negativo per 375 milioni.

Ora, se si somma questo risultato a quello di agosto (+58 milioni) e a quello di luglio (+487 milioni), si ottiene un valore positivo per appena 170 milioni a fronte di 22,5 miliardi di raccolta trimestrale dell’intero sistema italiano del risparmio gestito, ovvero circa lo 0,75% del totale. È ancora presto per trarre delle conclusioni e sarà necessario osservare l’andamento nei prossimi mesi ma tra gli addetti ai lavori comincia a delinearsi una possibile spiegazione: la MIFID II. Da prossimo 3 gennaio, infatti, entrerà in vigore una delle direttive europee considerate a maggiore impatto nei confronti degli intermediari finanziari (banche, SGR, SIM) che, non si limita a perfezionare gli obiettivi della direttiva originale (MIFID I ), ma ne amplifica il raggio d’azione. Tra gli aspetti che hanno sollevato le maggiori perplessità (anche, e soprattutto, tra i consulenti) figura l’intenzione della Commissione europea di rendere obbligatoria l’indipendenza nelle attività di consulenza.

In pratica coloro che esercitano la professione di consulenza finanziaria non potrebbero più richiedere compensi o  incentivi di nessun genere: l'unico compenso ammesso è quello che è disposto a pagare il cliente. A tale proposito, nel nuovo tipo di sistema di consulenza descritto all’interno della bozza di consultazione relativa alla revisione della MIFID II,  l'intermediario (Banca, SIM, etc.) deve spiegare al cliente in modo semplice, trasparente ed esaustivo il livello e la tipologia del servizio di consulenza che verrà erogato, il grado di autonomia e di indipendenza che riesce a garantire ed il compenso che il cliente deve sostenere. Una complicazione non di poco conto che, in attesa di verificare come effettivamente si svilupperà, allontana le banche e le reti di consulenti dalla vendita delle gestioni per il pubblico retail, il servizio che più di altri subirà i maggiori impatti della MIFID II.
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