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Rialzo tassi Fed: le reazioni delle società di gestione

Commenti, analisi e approfondimenti dopo il rialzo dei tassi d'interesse deciso dal nuovo governatore della Federal Reserve Jerome Powell.

22 Marzo 2018 13:05
financialounge -  Federal Reserve Jerome Powell tassi di interesse USA

Nessuna sorpresa dalla riunione della Fed: il neo governatore Jerome Powell ha dato il via libera al rialzo dei tassi di interesse. Il costo del denaro sale di un quarto di punto, portando i tassi in una forchetta compresa fra l'1,50% e l'1,75% dalla precedente compresa tra 1,25% e 1,50%. Un percorso che la Federal Reserve ha intenzione di proseguire nel 2018 con due ulteriori aumenti, che diventeranno tre nel 2019. La Fed rivede ha rivisto rialzo le stime di crescita per l'economia americana per il 2018 al 2,7% dal 2,5% di dicembre. Le ''prospettive economiche si sono rafforzate'' ha spiegato la Fed: la disoccupazione calerà al 3,8% dal 3,9% stimato in dicembre.

Ecco i commenti dei gestori e delle principali società di gestione del risparmio.

WAECHTER: "PIU' INCERTEZZA CON POWELL"


Ecco uno stralcio del commento di Philippe Waechter, Chief Economist di Natixis Asset Management: "Jay Powell non vuole rimanere dietro la curva. È un elemento chiave nella decisione del rialzo di oggi. La Fed si deve confrontare con le aspettative degli investitori. Questo è un cambiamento profondo perché Yellen, in occasione della sua ultima decisione sui tassi, non aveva deciso sulla base del posizionamento rispetto alla curva, la decisione era arrivata dalla Fed. La seconda osservazione è che la politica di comunicazione della Fed potrebbe cambiare con un maggior numero di conferenze stampa ma con un diverso uso delle tabelle previsionali, in particolare dei grafici dots. È una questione importante. Bernanke, e dopo di lui Yellen, hanno cercato di migliorare la trasparenza sulle decisioni della Fed. Ciò potrebbe essere diverso con Powell e, se così fosse, creerebbe maggiore incertezza per gli investitori e maggiori sorprese nella conduzione della politica monetaria. I partecipanti ai mercati dovrebbero cambiare il loro comportamento, questo è uno sviluppo che potrebbe essere importante nei prossimi mesi".

LEGG MASON: "CAMBIAMENTI SULL'INFLAZIONE"


"La novità più importante nelle dichiarazioni della Fed riguarda l’inflazione - fa notare Jack McIntyre, portfolio manager di Brandywine Global (gruppo Legg Mason) - l’orizzonte temporale per raggiungere l’obiettivo del 2% viene infatti avvicinato. In questo meeting del FOMC il raggiungimento del 2% di inflazione si sposta da “quest’anno” a “nei prossimi mesi”, in particolare a causa delle proiezioni riguardo un’ulteriore calo della disoccupazione. Nonostante ciò, il dot plot della Fed non rispecchia questo cambiamento riguardo l’obiettivo di inflazione. Le speculazioni sul dot plot che hanno preceduto questo meeting si sono quindi risolte nel classico “tanto rumore per nulla”. I mercati prevedevano quattro rialzi dei tassi nel 2018, basandosi sugli ottimi dati economici americani e sulla prima audizione di Powell davanti al Congresso, dove si disse convinto del suo punto di vista positivo sull’economia USA. Tuttavia, la Fed per ora pianifica soltanto tre rialzi da qui a fine 2018".

BERNARD (VONTOBEL): NESSUN CAMBIAMENTO SUL POSIZIONAMENTO"


"Il FOMC non è diventato più aggressivo in seguito al cambio di presidenza da Yellen a Powell. Ha appena espresso una maggiore fiducia nelle prospettive sia per l'occupazione che per l'inflazione. Non abbiamo cambiato le nostre previsioni per il tasso sui fondi federali (altri due rialzi nel 2018). Non c'è bisogno di cambiare il nostro posizionamento, a parità di ogni alto elemento" ha commentato Christophe Bernard, Vontobel Chief Strategist

WADE (SCHRODERS): "CI ASPETTIAMO 4 RIALZI QUEST'ANNO"


"Vediamo ancora spazio per ulteriori rialzi quest’anno - ha detto Keith Wade, Chief Economist & Strategist, Schroders - con gli sgravi fiscali che avranno effetto e con la Fed che dovrà adattarsi alla politica fiscale. Ci aspettiamo quattro aumenti dei tassi quest’anno e due il prossimo. Le nostre previsioni coincidono con i dot plot a fine 2019.   Resta da vedere se ciò sarà sufficiente per frenare l’inflazione. Molto dipenderà dalla rapidità con cui accelererà la spesa pubblica. I dazi più elevati potrebbero complicare il quadro, alimentando l’inflazione e indebolendo la crescita. I rischi alle nostre previsioni sembrano schiacciati verso l’alto per i tassi. Il mercato appare colomba nell’aspettarsi che la Fed non avrà certamente terminato il percorso di normalizzazione entro la fine dell’anno".

STATE STREET: "PROIEZIONI FED FUNDS ELEMENTO DISTURBANTE"


“Ci si aspettava un irrigidimento della politica monetaria - ha detto Michael Metcalfe, responsabile globale macro strategy di State Street Global Market - ma la vera sorpresa sono stati i dot plot. La revisione al rialzo delle prospettive sulla crescita non è stata una notizia inattesa ma, visti i bassi livelli di inflazione, le ulteriori aspettative sui rialzi dei tassi per il 2019 sono state una mossa decisamente più aggressiva rispetto a quanto stimato. Il tasso di disoccupazione stabilmente al di sotto del suo livello di lungo periodo implica che la Federal Reserve debba normalizzare i tassi di interesse a una velocità regolare e graduale. Forse l’elemento che disturba di più il mercato è il rialzo delle proiezioni di lungo periodo dei FED funds, fattore che creerà dei dubbi sull’effettivo aumento dei tassi di interesse, qualora l’economia andasse nella direzione prevista dalla FED”.

PETERS (FIDELITY): "NESSUN ATTEGGIAMENTO AGGRESSIVO"


“Nonostante questa revisione al rialzo delle previsioni – afferma Nick Peters Gestore multi-asset di Fidelity International - il nuovo Presidente Jerome Powell ha mantenuto un approccio pacato durante la conferenza stampa. Il messaggio principale di oggi è semplicemente che non si è manifestato un orientamento aggressivo, come era stato invece suggerito da un paio di recenti discorsi di Powell e altri”. Peters spiega di essere concentrato su altre questioni, come la combinazione tra l’aumento dei deficit di bilancio USA e la riduzione del QE della Fed oppure il possibile rallentamento della Cina a fronte della riduzione delle misure di stimolo.

ETHENEA: "APPROCCIO DA TERRA DI MEZZO"


Come era atteso, la Federal Reserve ha alzato il tasso di interesse target di un quarto di punto percentuale, continuando il ciclo di stretta monetaria iniziato a dicembre 2015. Questo approccio della ‘terra di mezzo’ è la risposta delle banche centrali a due sviluppi opposti. Da un lato, l'economia è solida e le prospettive economiche si stanno rafforzando. Di conseguenza, cresce la convinzione che sia necessario un aumento dei tassi di interesse. Tuttavia, l'incapacità dei modelli previsionali di anticipare l'inflazione, dimostra che anche le istituzioni più sofisticate non comprendono appieno il modo in cui funziona il sistema economico", spiega Yves Longchamp, Head of Research di ETHENEA Independent Investors.
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