Contatti

BCE

QE della BCE, Italia e Germania i maggiori beneficiari

29 Giugno 2016 09:42
financialounge -  BCE germania italia quantitative easing tassi di interesse
I governi europei in questi giorni stanno valutando quali contromisure adottare per rendere il meno dirompente possibile gli effetti della Brexit sull’economia reale. Si parla di rilancio dell’Unione europea con maggiore attenzione agli investimenti, alla crescita economica, all’occupazione (soprattutto quella giovanile), alla sicurezza e ai migranti. E, tra le diverse opzioni, c’è anche qualcuno che ipotizza un ulteriore incremento del QE (quantitative easing) da parte della BCE.

A questo proposito, osservando i diversi parametri fiscali, sembrerebbe che l'Italia e la Germania siano stati i principali beneficiari dei rendimenti più bassi generati dal QE della BCE. È questa una delle conclusioni di maggior rilievo a cui giunge un’analisi, di una banca d’affari svizzera, condotta sugli effetti del QE della BCE sul mercato europeo.

In base a questo studio, in Italia il governo sembrerebbe aver approfittato della spesa inferiore per interessi per incrementare la spesa pubblica riducendo l’avanzo primario (che però è rimasto abbondantemente in territorio positivo). In Germania, invece, la spesa più bassa per interessi, avrebbe permesso al governo di Berlino di accelerare il suo programma di consolidamento della finanza pubblica 2012-2015, mentre nel 2016/17 dovrebbe contribuire a sostenere le spese di bilancio. Ma, se questi sembrerebbero essere stati gli effetti tangibili finora del QE, le implicazioni di lungo periodo della spesa derivante da un più basso livello di tassi di interesse dipenderà da come i governi spenderanno i soldi risparmiati. Se investono in infrastrutture o in altre attività capaci di aumentare il potenziale di crescita a lungo termine, questo permetterà di migliorare la capacità del paese di gestire il proprio futuro onere del debito. Al contrario, se i risparmi saranno principalmente utilizzati per finanziare maggiori consumi delle amministrazioni pubbliche, ciò potrebbe non migliorare affatto la capacità di assumersi un debito superiore in futuro, in particolare qualora i tassi di interesse dovessero aumentare di nuovo dopo qualche tempo.

Proprio questa incertezza genera forti perplessità su qualsiasi futura uscita dal QE da parte della BCE. Certo è ancora molto presto per parlarne, ma quando a Francoforte dovranno prendere in considerazione l’ipotesi, dovranno soppesarne attentamente gli effetti: non soltanto per decidere quale tipo di stretta monetaria adottare ma anche per le implicazioni che l’inasprimento fiscale, tramite le ripercussioni di più alti rendimenti, potrebbe aver nel limitare la spesa pubblica dei singoli paesi della zona euro.
Share:
Trending