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Andrew Harmstone

Portafogli bilanciati, l’importanza di definire e controllare il rischio

I portafogli bilanciati hanno avuto difficoltà quest’anno a muoversi sui mercati: definire e controllare i rischi del portafoglio permette però di ridurre i pericoli.

18 Novembre 2016 09:25
financialounge -  Andrew Harmstone duration Fondi bilanciati fondi multi asset gestione del rischio Global Balanced Risk Control Fund Morgan Stanley

Il 2016 si è rivelato sin dai primi mesi un duro banco di prova per gli investitori. Infatti dal primo gennaio fino a metà febbraio i mercati hanno sofferto le preoccupazioni circa una probabile (forte) rallentamento della Cina. Successivamente, subito dopo l’esito del voto del referendum britannico (23 giugno) i mercati hanno sbandato per la inattesa affermazione del fronte della Brexit. La scorsa settimana, infine, la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali USA ha contribuito a rende instabili i mercati, in particolare quelli obbligazionari.

In questo contesto i gestori dei portafogli bilanciati, cioè quelli che investono sia in azioni sia in obbligazioni, hanno dovuto suddividere adeguatamente gli investimenti in portafoglio sia per ridurre i rischi di perdite durante le fasi di ribasso dei mercati e sia per cogliere le opportunità nel periodo di recupero delle quotazioni di Borsa.

Un esercizio tutt’altro che semplice anche per i manager multi asset, quelli cioè che hanno potuto spaziare anche nelle asset class non tradizionali (come, per esempio, materie prime, partecipazioni immobiliari e infrastrutture).

Un approccio che invece ha dimostrato di saper navigare in modo piuttosto lineare anche in questo complicato 2016 è quello bilanciato globale di tipo top-down (cioè che parte da un’analisi macro economica per definire l’asset allocation di portafoglio) con un budget di rischio chiaramente definito e controllato.

È quello che fa, per esempio il team di gestione Morgan Stanley Investment Management per il comparto [tooltip-fondi codice_isin="LU0694238501"]MS INVF Global Balanced Risk Control (GBaR) Fund[/tooltip-fondi] che mira a massimizzare i rendimenti nel tempo controllando il rischio del portafoglio: l’obiettivo è quello di non limitarsi alla partecipazione nelle fasi di mercato rialziste, ma anche alla protezione del capitale durante i ribassi, mantenendo però una volatilità tra il 4% e il 10%.

Ebbene, negli ultimi tre anni il fondo ha registrato una volatilità annualizzata del 6,5% mentre nel 2016 la volatilità è salita ma solo al 7,5% e, pertanto, ben al di sotto del massimo prestabilito. Andrew Harmstone, Managing Director di Morgan Stanley IM, spiega cosa ha fatto il team del fondo prima delle elezioni presidenziali USA.

“Si è optato per un posizionamento prudente dal momento che, sebbene ritenessimo una vittoria di Clinton come il risultato più probabile, a differenza di altri operatori non abbiamo ritenuto opportuno aumentare l’esposizione azionaria il 7 novembre”.

Una scelta perfettamente in linea con il processo d’investimento del comparto a volatilità controllata che tiene conto del rischio legato a diversi eventi. A questo proposito, fa presente Andrew Harmstone, ora il team segue con preoccupazione anche la bolla delle obbligazioni governative di alta qualità, il cui scoppio potrebbe portare a un’impennata della volatilità sui mercati obbligazionari e azionari creando rischi di ribasso da cui si vuole invece proteggere i portafogli.

Di conseguenza, il team ha di recente ridotto anche la duration (sensibilità alle variazioni dei tassi di mercato) dei portafogli. Subito dopo l’esito delle elezioni americane il team ha optato per un incremento del livello di rischio (in particolare per quanto riguarda la parte azionaria), nella convinzione che l’ondata di vendite postelettorale offrisse buone occasioni di investimento.

“Se Trump riuscirà a dialogare in modo costruttivo con un Congresso controllato dai repubblicani, le politiche economiche dovrebbero essere indirizzate principalmente a progetti infrastrutturali, che sul lungo termine potrebbero avere un impatto positivo sulla crescita USA ma anche accelerare il rialzo dei rendimenti obbligazionari” sostiene Andrew Harmstone: una valida ragione per mantenere un posizionamento ridotto di duration.
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